Sandra Bertelle
Piovosa ma proficua giornata di metà marzo. In gita con AIS Padova condotti dal delegato Rossano Moretto e accompagnati da Lorenzo Grigoletto, profondo conoscitore dell’area, abbiamo incontrato due denominazioni goriziane: Valle dell’Isonzo e Collio, ospiti delle cantine Lis Neris e Russiz Superiore.
Siamo in terre di confine. Le alterne vicende storiche hanno modellato una duplice anima, latina e germanica. La felice integrazione ha creato un patrimonio culturale e sociale che si riflette nel carattere di donne e uomini, e nelle loro azioni. Il golfo di Trieste, estremo nord est del Mediterraneo, fu porta di accesso e transito commerciale fin dai tempi dei Romani. I mercanti veneziani ne fecero la base per il controllo degli scambi con l’oriente. Per la lunga dominazione asburgica rappresentò lo sbocco al mare, il guardiano dell’impero, il palcoscenico di agricoltura di prestigio e turismo d’élite.
Possiamo parlare di terre di vini bianchi. La barriera naturale delle Alpi Giulie protegge il territorio dai gelidi venti nordici, il mare Adriatico contribuisce a temperare i flussi di masse d’aria che si insinuano da est. Si creano così le condizioni ideali per le alternanze termiche che arricchiscono l’espressione aromatica delle uve.
I suoli hanno matrice variegata. I movimenti di glaciazione hanno trasportato detriti lungo il corso del fiume Isonzo. Ciottoli e sassi di natura silicea garantiscono il buon drenaggio delle acque, nel contempo assorbono il calore durante il giorno per rilasciarlo nelle ore notturne. Sono anche terre emerse, ricche di sabbie compresse, dove 40 milioni di anni fa c’erano mare e barriera corallina.
Terre di povertà e duro lavoro! Quelli dal primo dopoguerra fino all’epoca del boom economico furono anni di agricoltura di sopravvivenza, destinata al solo autoconsumo. Obiettivo primario era produrre molto, anche a scapito della qualità, e non solo in ambito vinicolo.
È degli anni ’70 del Novecento la ripartenza su valori antichi. La viticoltura si caratterizza da allora per la costante ed instancabile ricerca della qualità. Identificazione delle zone vocate, valorizzazione dei vini monovarietali (di tradizione nordica, rappresentavano il vino dei signori), perfezionamento delle cuvée (riferibili alle tradizioni popolari, il vino dei poveri): sono tutti validi motivi per appellarle anche terre di passione.
LIS NERIS
Ci ha accolto Alvaro Pecorari, enologo e titolare. Nella sua attività è guidato dallo studio dei vitigni, delle loro potenzialità di espressione, dell’influenza del territorio. La sua è attività di costante ricerca dell’identità, dell’equilibrio, del “meglio”.
Per aiutarci a comprendere l’interazione tra genetica e terroir (suolo, ambiente, intervento dell’uomo), Alvaro ha proposto la degustazione di 3 monovitigno, ciascuno di 2 annate diverse e 3 delle sue personali interpretazioni della cuvée.
Gris 2022 e 2021 pinot grigio. Il più caldo 2022 determina il carattere fruttato e morbido; il più fresco 2021 fa emergere maggiore complessità olfattiva e pienezza di sorso.
Jurosa 2021 e 2019 da una vigna di oltre 30 anni, chardonnay. Il primo declinato su sentori di frutta gialla fresca; nel secondo il frutto si fonde con delicata speziatura e tenue erba aromatica.
Picol 2022 e 2021 sauvignon blanc. L’uno intenso e varietale “new world style”, l’altro simile al più noto “stile d’oltralpe”
Le cuvée
Fiore di Campo Gold 2019 friulano, sauvignon blanc, riesling: 1 anno in legno prima della creazione della cuvée, che poi riposa 12 mesi sulle fecce. Classico modello di vino friulano: diretto, immediato e franco
Lis 2019 pinot grigio, chardonnay, sauvignon blanc: chiara l’impronta dei vitigni internazionali
Confini 2019 pinot grigio, traminer, riesling: cuvée creata dal produttore dopo un viaggio in Alsazia, il meno friulano dei tre, ma molto personale.
RUSSIZ SUPERIORE
Nonno Marco e papà Roberto hanno trasmesso alla giovane Ilaria Felluga conoscenze tecniche ma, soprattutto, amore per il territorio e per questa realtà che vanta 700 anni di storia. Con passione ha narrato gli eventi storici, si è soffermata sui personaggi che hanno reso grande l’azienda e ci ha ammessi alla stanza delle vecchie annate.
Infine ci ha guidato nella degustazione di 2 selezioni monovitigno e 2 blend riserve:
Collio Pinot Bianco 2023 selezione internazionale
Collio Ribolla Gialla 2023 selezione tradizionale
Collio Bianco Col Disôre 2021 un cru: pinot bianco, friulano, ribolla gialla, sauvignon. Solo nelle migliori annate, bouquet ricco con interessante timbro balsamico
Collio Rosso Riserva degli Orzoni 2018 il nome omaggia una delle casate già proprietarie della tenuta: merlot, cabernet sauvignon, cabernet franc, almeno 24 mesi in barrique di II e III passaggio. Aspetto luminoso e ampio spettro di aromi elegantemente fusi.