Alberto Costa
Una nuova realtà, quella di Anna Costa e Andrea Paganin, il cui racconto si potrebbe sintetizzare in un noto proverbio veneto rivisitato per l’occasione: “Vignaiolo, scarpe grosse e cervello fino”.
Ci troviamo a Rotzo, la zona più antica e mistica dell’intero altopiano dei Sette Comuni, come testimonia la chiesetta di Santa Margherita, la più storica dell’intero altopiano che, a quota 936 m s.l.m., è noto per la sua vocazione alla coltivazione della patata. È affacciato sulla Val d’Assa, una valle che lo penetra in profondità sulla direttrice est-ovest, offrendo proprio nella frazione Castelletto di Rotzo (Purkh in cimbro), un versante in pieno sud caratterizzato da molte ore di irraggiamento, costante ventilazione, protezione boschiva dai venti freddi del nord e grandissime escursioni termiche. Qui, da secoli, l’uomo ne bonifica il suolo con infinito sudore, creando i propri orti in terrazzamenti delimitati da muretti a secco. Oggi troviamo una terra farinosa, ricca di sedimenti calcarei e sabbiosi con apporti minerali di origine morenico-glaciale ed un certo contenuto di argilla. Condizioni ideali anche per la vite e non stupisce apprendere che circa 120 anni fa esisteva l’oggi scomparso Vignale del Ghit in cui probabilmente si allevava la varietà bacò, su quel che restava di un'antica morena glaciale che aveva formato la qui chiamata “Campagna”.
Come la leggendaria araba fenice, il vigneto rotzese rinasce nel 2019 per mano di Anna ed Andrea, con l’impianto delle prime 50 barbatelle di pinot nero su un terrazzamento a quota 750 m s.l.m. Ora è in corso l’ampliamento ad altri piccoli appezzamenti che arrivano a 850 m s.l.m., lungo l’antico camminamento del Bostel, con l’obbiettivo di raggiungere 1,5 ha totali vitati. Oltre a sei diversi cloni di pinot nero, hanno piantato anche altre varietà precoci come il PIWI solaris – da cui nasce la seconda etichetta aziendale – e qualche filare sperimentale di bronner e riesling. La vigna è gestita in regime convenzionale, ma i trattamenti si effettuano esclusivamente in casi estremi, viste le condizioni geoclimatiche e le tante barriere naturali presenti per i patogeni. I filari sono organizzati con sesto d’impianto di 1,2 m con forma d’allevamento a guyot e in parte protetti da reti antigrandine, più per cercare riparo dalla voracità predatoria dei volatili che da eventi atmosferici estremi.
Al netto della consulenza del giovane enologo ed agronomo Manuel Stefani, tutta la gestione del vigneto è sulle spalle dei due giovani vignerons alpestri che lo vivono come nuova scelta di vita e futuro lascito al piccolo figlio Guido.
In quest’ottica, la cantina è stata realizzata in centro paese: modello garagistico di appena 100 mq, sufficiente alla gestione delle attuali 1.000 bottiglie (a regime saranno 6-7.000), ma che può contare sulle migliori tecnologie disponibili sul mercato, frutto dei tanti contatti di Andrea che da oltre vent’anni progetta e realizza cantine in tutto il mondo.
Dietro l’originalissima etichetta con l’aquila stilizzata si nasconde una a dir poco meticolosa selezione vendemmiale degli acini di pinot nero che fermentano interi in acciaio per circa tre settimane con rimestaggi manuali e successive follature. L’affinamento è di 12 mesi in barrique nuova con parziale malolattica; prima dell’imbottigliamento è previsto un ulteriore passaggio in acciaio per altri 5 mesi. Ne nasce un vino di montagna dalle ricche e scintillanti pennellate rubino e intensamente profumato: la vendemmia volutamente ritardata ha conferito a questo calice un bouquet riccamente fruttato, punteggiato da richiami di lamponi, more, mirtilli e ribes, succo di melograno e un inconfondibile traccia di rabarbaro, sfumature di pepe e inchiostro. Sorprende per la carezzevole scorrevolezza al palato: incede snello senza esitazioni, sostenuto da una verticale freschezza d’alta quota e una cesellata sapidità. Non si smette di sorseggiarlo se abbinato a gnocchi di Rotzo al ragù di cervo aromatizzato alle erbette di montagna.
Anna ed Andrea, oltre ad essere i primi a produrre i propri vini sull’altopiano di Asiago, hanno già vinto una scommessa ben più importante: il loro progetto è la più grande dimostrazione d’amore per la loro terra d’origine, perché recuperandone la storia stanno creando le condizioni affinché non venga abbandonato dalle future generazioni. Non un semplice calice, dunque, ma un battito dell’altopiano.
Prezzo: 26,00 € - 750 ml
Anna Costa Società Semplice Agricola
Via Capovilla 52
36010 Rotzo (VI)
Tel: 3478212309
mail: annacostavini@gmail.com