Marcello Bolcato
Ad est del lago di Garda, appena sopra le terre del Lugana fino a dove inizia la Val d’Adige, si trovano le colline moreniche della zona del Bardolino e le sue cru.
Un terreno davvero complesso: 66 tipi di suolo diversi, dall’argilla, alla sabbia, alla ghiaia; dalla dolomia al porfido; una combinazione creata dall’incessante trascinarsi dei sedimenti dei ghiacciai. È possibile vedere uno scorcio dell’ambiente in cui sono immerse le radici delle piante esplorando la Grotta Tanella a Pai di Sopra, attorno alla quale si trovano le calchere, altro esempio di come gli abitanti del posto hanno sempre conosciuto e saputo valorizzare la ricca complessità del loro terreno.
Il clima qui è mite, mediterraneo, grazie all’influenza del lago e dei suoi venti. L’ambiente sa di Toscana. Oltre alla vigna troviamo ulivi, limoni, pini marittimi e gli altri arbusti tipici della macchia mediterranea.
Parlando di vini, se si nomina Bardolino la mente corre subito al classico Bardolino, blend tra corvina, rondinella e molinara per un vino rosso vivace, oppure al Chiaretto che, oltre per il tipico colore rosa chiaro, si distingue al naso per il profumo della magnolia ed in bocca per la morbidezza del corbezzolo e dell’litchi. Sono vini da bere giovani, con una loro identità specifica, che ben si sposano alla gastronomia del Lago di Garda.
Raramente accostiamo l’idea del Bardolino ad un vino con qualche anno sulle spalle, eppure, quando ciò accade, quel che possiamo ottenere è sorprendente. È poi importante considerare che, tra le colline moreniche, sono 3 le cru del Bardolino.
Il distretto Montebaldo: nei comuni di Affi, Caprino Veronese, Cavaion Veronese, Costermano sul Garda e Rivoli Veronese. Montebaldo è la cru dell’area più fresca, legato alla catena montuosa più elevata ed incombente.
Durante la serata organizzata da Ais Verona con Angelo Peretti, abbiamo assaggiato il Montebaldo Bardolino 2021 Doc Tenuta la Presa. Elegante, floreale con una nota sapida finale molto piacevole.
Il distretto La Rocca: nei comuni di Bardolino, Castelnuovo del Garda e Rivoli Veronese. La Rocca sembra dominare, con la sua posizione, il lago di Garda. Le uve sono coltivate nell’anfiteatro morenico lambito dalle acque, in condizioni meno rigide rispetto a Montebaldo e in una zona più esposta al Pelèr, vento che proviene da nord la mattina, e dall’Ora che percorre il lago da sud nella tarda mattina/ primo pomeriggio.
In degustazione La Rocca Bardolino Doc 2021 Giovanna Tantini del quale ricordo ancora le note di agrumi e spezie ed il colore particolare, appena aranciato.
Il distretto di Sommacampagna: nei comuni di Bussolengo, Pastrengo, Sommacampagna, Sona e Valeggio sul Mincio. Questa cru è a sud-est della denominazione, una zona più calda con una quantità di piogge maggiori, un’alta campagna assolata che emerge dalla pianura, più calda e protetta dalle brusche variazioni atmosferiche tipiche delle aree più settentrionali.
All’assaggio Sommacampagna Bardolino Doc 2020 Biologico Gorgo con le sue piacevoli note di fragola che potrebbero farlo confondere con un Pinot Noir.
Ma da quando si parla di cru del Bardolino?
Ne troviamo traccia nelle carte dei vini degli alberghi svizzeri, dove l’aristocrazia europea era solita passare le vacanze all’inizio dell’800. Liste dei vini del 1825-1830 affiancano le eccellenze della zona del Bardolino dell’epoca alle cru dei Borgogna e dei Beaujolais, la parte della Borgogna coltivata con uva gamay. I vini sono in effetti affini per gusto e stile: colore rosso rubino chiaro, brillante; profumi di piccoli frutti freschi e spezie con accenni di erbe medicinali e fiori. Il sapore è in entrambi i casi asciutto, fine, assolutamente fresco, sapido, armonico.
Non è semplice racchiudere in poche parole la serata presidiata da Angelo Peretti, che ha saputo coinvolgerci nella degustazione trasformandola in una sfida. Abbiamo degustato alla cieca i vini delle tre cru con alcuni vini francesi. Distinguere un cru Bardolino Sommacampagna da un Pinot Noir della Borgogna, oppure un cru Bardolino Montebaldo da un Morgon Corcelette del Beaujolais non è affatto semplice. La loro somiglianza per aspetto, profumi e sapori rende l’impresa davvero complessa. Ha dato filo da torcere anche a sommelier di lunga esperienza, ma noi ci abbiamo provato. L’unica nota che poteva aiutare per riconoscere un Bardolino era un sentore di agrumi.
Che dire, una serata di storia, scoperta, cultura e, come sempre, di degustazione di ottimi vini. Angelo Peretti ha saputo ricreare l’atmosfera che doveva permeare i grandi alberghi svizzeri: la curiosità e la sorpresa di notare che posti tra loro così lontani possono dare luce a vini così simili, se le condizioni lo permettono.
In conclusione, sì! Una cru del Bardolino è un grande tra i grandi.