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Dalla redazione
giovedì 30 settembre 2021

Prosek: Italia sotto costante attacco!

Fra astuzie e inganni

Claudio Calvello


Il patrimonio produttivo e culturale di tanti territori italiani ci viene invidiato da tutto il mondo. Se da un lato non dobbiamo quindi stupirci delle continue imitazioni cui sono sottoposte le nostre eccellenze enogastronomiche, dall’altro, tuttavia, non dobbiamo mai abbassare la guardia e difendere “a denti stretti” le nostre eccellenze facendo gruppo, con quanta più compartecipazione possibile, tra produttori, consorzi e forze politiche.

Ci risiamo: i nostri prodotti fanno gola a tutto il mondo e i tentativi di imitazione (per suono e/o per immagine) sono all’ordine del giorno.

Ed ecco che il 22 settembre scorso è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Europea la domanda di protezione della menzione tradizionale 'Prosek', presentata dalla Croazia, che vorrebbe utilizzarla per quattro vini a denominazione d'origine protetta. Dalla pubblicazione in Gazzetta decorre il termine di 60 giorni per la procedura di opposizione da parte di Stati membri e persone fisiche o giuridiche.

Tale domanda di protezione della menzione tradizionale 'Prosek' da parte della Croazia sta creando non poco scompiglio nel mondo vitivinicolo e nel mondo politico: si stanno infatti già registrando decisi interventi da parte dei Governatori Zaia e Fedriga, da sempre in prima linea nella difesa delle eccellenze enogastronomiche delle nostre Regioni e, non da ultimo, del Ministro delle Politiche Agricole ed Alimentari Stefano Patuanelli il quale, nell'informativa al Senato, ha così puntualizzato: "Non spetta a me dirlo, ma pare indubbiamente che il termine Prosek per affinità fonetica e visiva evochi nella mente del consumatore medio europeo proprio il Prosecco italiano. Pertanto ritengo che non ci siano le condizioni giuridiche affinché esso possa essere registrato".

Sono in molti infatti a vedere in questa mossa un pericoloso tentativo di creare un precedente in grado di indebolire l’immagine del prodotto italiano. Ma a ben vedere, nella malaugurata ipotesi che questa domanda venisse accolta, si spalancherebbe uno scenario a dir poco imbarazzante non solo per l’Italia, ma per tutti i prodotti tutelati dell’UE.

Nondimeno, sulla questione Prosek l'Unione italiana vini (Uiv) farà squadra con Francia, Spagna, Portogallo e Germania, affinchè le federazioni vini di questi Paesi presentino anch'esse mozioni contrarie all'indicazione della Commissione. In tal senso il Comitato dello Champagne ha già annunciato opposizione alla vicenda Prosek.

Va subito chiarito in ogni caso che il Prosek croato non ha nulla a che vedere col nostro prosecco. Il prosek è un vino appartenente alla categoria dei vini dolci da dessert o comunque da fine pasto; pertanto niente di più distante dal nostro prosecco.

E allora il problema non sta tanto nelle caratteristiche del prodotto in sé, ma nel “DOP SOUNDING”: non si vuole in sostanza che determinati prodotti alimentari, ancorchè distinguibili per gusto (o per lavorazione e/o per tipo di ingredienti utilizzati, etc…), possano tuttavia essere confusi in ragione della loro assonanza fonetica e/o visiva.

In tema di Dop sounding la Corte Ue, con la sentenza «queso manchego» del 2 maggio 2019, si era già espressa chiarendo i limiti entro i quali è possibile evocare una regione alla quale è legata la denominazione DOP. Secondo la Corte, invero, l’utilizzo di segni figurativi, che evocano l’area geografica alla quale è collegata una denominazione d’origine protetta (DOP), può rappresentare un’evocazione illegittima della medesima, anche nel caso in cui i segni figurativi siano utilizzati da un produttore stabilito in tale regione, ma i cui prodotti, simili o comparabili a quelli protetti da tale denominazione d’origine, non siano protetti da quest’ultima.

La Corte Ue rammenta infatti che il Reg. n. 510/2006 prevede una protezione delle denominazioni registrate contro “qualsiasi evocazione”, e chiarisce che il criterio determinante per stabilire se un elemento evochi la denominazione registrata è quello di accertare se tale elemento possa richiamare direttamente nella mente del consumatore, come immagine di riferimento, il prodotto che beneficia di tale denominazione.

Ebbene, inserendosi nel solco di questa pronuncia, non è infatti chi non veda o, per meglio dire, chi non senta, come tra Prosecco e Prosek vi sia una somiglianza fonetica a dir poco lapalissiana, e che pertanto tale elemento richiami direttamente nella mente del consumatore medio il prodotto che dà origine all’evocazione della denominazione protetta, o a cui tale denominazione è associata geograficamente.

Vi terremo informati sugli sviluppi della vicenda.

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