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Dalla redazione
sabato 21 agosto 2021

Birrificio Ofelia: da Shakespeare alla spina

Viaggio brassicolo tra la Germania e l’India partendo da Sovizzo


Massimo Soccol

 

Nel 1600 probabilmente William Shakespeare non avrebbe mai immaginato che uno dei suoi personaggi più amati avrebbe ispirato un divertente e prolifico birrificio italiano: la sua dolce Ofelia è ora la musa ispiratrice di Andrea Signorini e Lisa Freschi: i mastri birrai del Birrificio Artigianale Ofelia.

Siamo a Sovizzo, nel nord della provincia di Vicenza; è un’estate calda e indossiamo tutti la mascherina, ma respiriamo con passione tutta l’energia positiva che ci infonde Andrea durante le sue spiegazioni. Finché passeggiamo tra i fermentatori il mastro birrario li accarezza come fossero i suoi figli e ci racconta di come si è ispirato alle regioni d’Europa, che più lo hanno colpito per la loro produzione brassicola: la Germania, il Belgio e l’Olanda.

Da lì è nata la loro Cancelliera: una lager robusta e appagante. Dalle antiche ricette delle birre d’esportazione verso le Indie Andrea ha catturato i segreti delle sue IPA, creando la stuzzicante Amitabh.

E dalle abbazie belghe sono arrivati i segreti per le sue Saison, le Gose e le Pale Ale robuste o come direbbero dentro Ofelia... senza compromessi. 

Andrea ci racconta in un veloce tour le nottate dei primi anni passate a macinare, ammostare, fermentare dalle quattro del mattino fino alle dieci di sera. Lì ha sperimentato di tutto per cercare di creare quello che ora riesce a spinare con grande orgoglio. Ci racconta della ricerca del luppolo più adatto per una Indian Pale Ale, ma anche dei tempi di ammostamento dei cereali, che variava per estrarre la giusta quantità di zuccheri senza compromettere la bevibilità finale. Anni di tentativi, ricerche... ma anche di divertimento.

Ci nomina gli scherzi fatti ai primi stagisti: “Per questa cotta ci servono 4000 luppoli, inizia pure a contarli...” Ci sottolinea il giusto riposo che dà al suo prodotto prima della vendita, e ci parla delle serate passate a bere con tutti i collaboratori alla ricerca del nome più adatto alle loro creazioni.

Ma quando il caldo inizia a pesare troppo non perde tempo e ci porta fuori per una degustazione. Dai tavolini si può chiacchierare ancora e con un calice in mano lo si fa anche più volentieri. Iniziamo con la Cancelliera: chiudendo gli occhi il senso di frescura del primo sorso ci porta nella Schwarz Wald, nel profondo della foresta tedesca: con tutti i suoi profumi erbacei ci placa la sete per prepararci ad un arrivo inaspettato. Posato il primo calice subito irrompe sulla scena la Signorina Silvani: proprio lei, il sogno proibito del ragionier Fantozzi. Andrea, finché spina, ci spiega che per lui questa è la birra che ogni italiano medio vorrebbe ordinare: rossa, frizzante e con il suo caratterino che non può lasciarti indifferente. 

Ma il tempo vola e ci spostiamo verso il mondo delle IPA, due calici per concludere con profumi fragranti e floreali. Due sorsi diversissimi per due birre dalle origini simili, ma dallo sviluppo diversissimo: la Infrad’ IPA e la Amitabh. Se con la prima ci sdraiamo sotto il sole delle nostre spiagge ridendo insieme con gli amici, con la seconda viaggiamo in India, dove i sapori e i profumi avvolgono il palato facendoci dimenticare che siamo ancora a Sovizzo!

Una serata interessante, divertente e dissetante. La birra, nello scenario artigianale italiano, inizia a crearsi il suo spazio, a prendere tono, e proprio come nell’Amleto si muove e agisce senza accettare compromessi.

Brava Ofelia, alla tua salute!

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