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La Rivoluzione Ambrata è arrivata, silenziosa e paziente. Gli orange wine, cuore delle attuali discussioni di esperti e appassionati, si sono fatti strada nel mondo del vino fino a ritagliarsi il proprio spazio.
Orange wine: questi (s)conosciuti
Ma cosa sono questi tanto declamati orange wine? È presto detto. Sono vini prodotti con uva bianca di diversa varietà, lasciata macerare assieme alla propria buccia e fermentati per giorni, settimane, a volte anche mesi. Il risultato sono bevande estremamente varie, con un colore ambrato che si inserisce nella gamma dell’arancione. Cerchiamo però di essere chiari: non tutti i vini orange sono arancioni, proprio perché la produzione varia da azienda ad azienda.
Il vino orange è al di fuori delle regole del marketing: questa tipo di prodotto deve uscire sul mercato nel rispetto dei naturali tempi di produzione, e di solito sa farsi aspettare. Un esempio su tutti: i vini di Joško Gravner, il maestro dei vini ambrati, escono sul mercato dopo 7 anni dalla vendemmia!
Il quarto colore del vino
Non chiamateli bianchi né rosé, e di sicuro non sono rossi. Questi vini sono orange, e meritano la propria categoria a parte. Se in alcuni Paesi, come il Canada, i vini bianchi macerati – altra definizione degli orange – sono riconosciuti e possono essere imbottigliati con un’etichetta che li identifichi come tali, in molti altri non esistono ancora normative sull’argomento. Troppo spesso accade che un vino orange venga venduto con una fuorviante etichetta con scritto “bianco” o “rosato”. Il quarto colore esiste, non fatevi ingannare.
Italia Orange
In Italia gli orange wine non sono più solo ad appannaggio del Friuli Venezia-Giulia: in tutta la Penisola sono molte le aziende che producono questi vini particolari, da nord a sud. Se, in linea teorica, tutti i tipi di bacca bianca possono essere lasciati a fermentare, è altrettanto vero che alcune varietà si prestano meglio di altre per la loro acidità. Ecco alcune tra le più usate:
Una tradizione antica
I vini orange non sono un’invenzione dei tempi moderni, hanno una tradizione millenaria soprattutto in Georgia, dove i vini vengono conservati in qvevri, grandi anfore di argilla, ideali per la fermentazione del vino. Anche in Italia e in Slovenia gli orange wine sono prodotti di lunga data, ma solo grazie all’intuizione di Joško Gravner e un gruppo di produttori della zona goriziana di Oslavia gli orange wine sono stati prodotti con criterio da fine anni Novanta.
I luoghi comuni sugli orange wine: parola di Simon J. Woolf
Spesso etichettati come prodotto di scarsa qualità, gli orange wine sono un bersaglio per i detrattori che si ostinano a usarli come protagonisti di vari luoghi comuni. Li riassume bene Simon J. Woolf nel suo volume Amber Revolution, una lettura consigliata a tutti coloro che vogliono saperne di più del mondo “arancione”.
Sfatiamo qualche mito:
Affermazione diffusa che si basa sull’osservazione del colore, fermandosi purtroppo al preconcetto creato dalla vista. Si consiglia di berli, dopo averli versati in bicchiere.
Basta una semplice precisazione: orange wine descrive una tecnica vinicola, i “natural wine” sono il frutto di una filosofia. Non tutti i produttori orange sono anche produttori di vini naturali.
Forse duemila anni fa, oggi non è detto. Alcuni produttori preferiscono usare le anfore, tanti altri no.
Un’affermazione generica e semplicistica: come tutte le cose, anche gli orange wine necessitano di ricerca ed esplorazione.
Il mondo degli orange wine è ampio e ricco di sfumature, proprio come i vini che ne fanno parte. È una rivoluzione dal profumo intenso che si sta espandendo in tutto il mondo: non è un caso se Vinitaly 2020 gli dedicherà il padiglione degli International Wine. Anche noi ci teniamo ad essere al passo coi tempi: il prossimo numero della rivista “Sommelier Veneto” sarà dedicato proprio a questo argomento, quindi non perdetevelo. La rivoluzione sta arrivando, ed è a tinte arancioni.