Giuseppe Conte
Il 7 novembre si è tenuto l’evento Vini Australiani, organizzato da AIS Padova presso l’Hotel Best Western Galileo, che ha permesso di vivere un emozionante viaggio per le terre dell’Australia alla scoperta delle eccellenze vitivinicole prodotte sul territorio.
Ogni viaggio ha bisogno di una guida: i fari che hanno illuminato la serata sono stati Claudio Serena e la moglie Roberta Zerbetto, certificati terzo livello W 3° live. Wset e sommelier, coadiuvati da Andrea Peretto, Degustatore e Relatore AIS.
Claudio ha inquadrato storicamente la presenza delle vigne in terra australiana, arrivate grazie ai capitani Clock e Arthur Philips, fautori anche dell’importazione delle barbatelle in Sud Africa.
Le ondate migratorie dei primi anni del 1800 hanno caratterizzato in maniera significativa la coltivazione della vite, in particolare con l'arrivo di Svizzeri, Polacchi e Tedeschi che si stabilirono in Barossa. Per quanto riguarda l’Italia, fu il toscano Thomas Fiaschi a contribuire in maniera determinante alla valorizzazione della viticoltura australiana. Nel 1875, però, il flagello della filossera colpì l’intero territorio risparmiando solamente il sud Australia. Durante tutto il 19° secolo, la produzione territoriale si rivolse ai vini dolci e fortificati, perdurando anche per metà del 20° secolo: fu solo con i flussi migratori degli anni ’50 che i gusti cambiarono notevolmente, con un boom di vini bianchi e rossi.
L’Australia è considerata l’area geologica più antica del pianeta, caratterizzata da un clima molto caldo e temperature che tendono ad aumentare verso l’interno.
Da un punto di vista vitivinicolo, sono presenti 90 diverse varietà di vitigni coltivati su una superficie di circa 135.000,00 ettari, divisi equamente fra bacca nera e bacca bianca. La gerarchia delle indicazioni geografiche è caratterizzata da macro-zone molto ampie prive di caratteristiche peculiari; ogni zona è divisa in regioni, ogni regione è frazionata in sub-regioni.
Le aree più importanti sono: Barossa Valley, Yarma Valley, Hunter Valley, Clare Valley, Coonawarra. I vitigni maggiormente coltivati sono: syrah, cabernet sauvignon, pinot nero, sémillon, riesling e grenache.
Durante l’evento sono stati proposti in degustazione diversi vini, introdotti sapientemente da Claudio Serena e Roberta Zerbetto e abilmente descritti da Andrea Peretto. I vini sono stati i seguenti:
Primo vino: Semillon 2019 De Iuliis Hunter Valley
La cantina De Iuliis iniziò il suo percorso nel 1987 con i primi raccolti nel 1990. Dal 2000 i loro vini hanno iniziato a ricevere riconoscimenti, perdurando fino al giorno d’oggi. Questo primo Semillon è frutto di una vendemmia anticipata che permette di conservare una buona acidità; Andrea Peretto lo ha descritto come cristallino, di un colore giallo paglierino luminoso e abbastanza consistente. Olfatto intenso con note agrumate, frutti croccanti e sentore di erbe aromatiche. In bocca risulta secco, abbastanza caldo e abbastanza morbido, fresco, sapido e abbastanza equilibrato. Intenso e abbastanza persistente ma sicuramente di qualità fine, pronto e abbastanza armonico.
Secondo vino: Aged Release Semillion 2011 De Juliis Hunter Valley
Il vino si presenta cristallino, di un colore giallo paglierino e abbastanza consistente. Naso più ampio rispetto al precedente, con buona intensità, abbastanza complesso con note agrumate e sentori di erbe aromatiche e idrocarburi con un tocco finale di pepe. La permanenza nel bicchiere e quindi l’ossigenazione, nonché l’aumento della temperatura hanno regalato al vino accattivanti note evolutive che arricchiscono il fine bagaglio aromatico. Al palato si è presentato secco, caldo e con una morbidezza maggiore rispetto al primo Semillon. Buona la freschezza, con una marcata sapidità per un vino intenso, persistente, di qualità fine, pronto verso il maturo e abbastanza armonico.
Terzo vino: Steven Vineyard Shiraz 2017 De Juliis Hunter Valley
Questo Shiraz è risultato limpido, di un colore rosso rubino molto luminoso e consistente. Olfatto intenso e fine con sentori di frutta croccante rossa riconducibile alla marasca, note vegetali di fieno e un tocco di pepe. In bocca si è presentato secco, caldo, morbido, abbastanza fresco e sapido con un tannino rotondo non invadente. Buona l’intensità gusto olfattiva con una persistenza che richiamava le note fruttate; di qualità fine e abbastanza armonico.
Quarto vino: Barossa Valley Shiraz 2017 Pindarie Winery Barossa Valley
La cantina Pindarie, ubicata in una zona collinosa, è gestita da giovani proprietari molto attenti all’ambiente, all’ecosostenibilità e alla biodiversità. I terreni sono rossi e calcarei, particolarmente adatti alla coltivazione di sangiovese, montepulciano, tempranillo, cabernet Sauvignon e syrah.
Questo vino ha un affinamento di 12 mesi in botte francese, oltre a qualche mese in botte americana. Andrea lo ha descritto limpido, di un colore rosso rubino con molto estratto e consistente. Naso intenso, complesso e fine con note di frutta in confettura, spezie e tabacco, con un tocco finale di cuoio. All’assaggio è risultato secco, caldo e morbido con una buona freschezza, un tannino levigato e un’ottima sapidità. Sicuramente equilibrato, ma anche intenso e persistente con un richiamo amaricante. Grande finezza, maturo ma che può durare ancora a lungo, abbastanza armonico.
Quinto vino: Shiraz Reserve 2016 Pindarie Winery Barossa Valley
Questa riserva viene prodotta solo in determinate annate, mediante vendemmia manuale e affinamento di 16 mesi in botti francesi. Vino limpido ma talmente luminoso e vivace da avvicinarsi al cristallino, di colore rosso rubino con sfumature granato, consistente. Olfatto intenso, complesso e fine con sentori di frutta rossa in confettura ma anche note vegetali e sensazioni di tabacco, liquirizia e cacao.
Al gusto si è dimostrato secco, caldo e morbido con un’ottima freschezza, ben bilanciata dalla giusta sapidità e da un tanino setoso e piacevole, decisamente intenso e persistente con un ritorno amaricante a conferma di una eccellente qualità, maturo e armonico ma che possiamo aspettare ancora a lungo.
Sesto vino: Cabernet riserva 2012 God’s Hill Barossa Valley
La Cantina God’s Hill di 12 ettari, fondata nel 1998, è seguita con amore e passione dal proprietario, che fin da piccolo ha acquisito dal nonno tutta l’esperienza e la conoscenza che ha abilmente sfruttato per produrre vini di gran classe. Questo cabernet s. viene affinato in botti da 300 litri e in bottiglia per 24 mesi prima di essere messo sul mercato. Vino limpido di un colore rosso granato luminoso, molto pesante nel bicchiere e quindi consistente. Al naso è intenso con una fine complessità di profumi che richiamano la frutta in confettura che tende al sotto spirito, ma anche spezie, eucalipto e liquirizia. Piacevoli sensazioni vegetali associate ad una nota ferrosa ed ematica. In bocca ha espresso un discreto equilibrio con un tannino presente e incisivo, accompagnato da freschezza e sapidità. Intenso, persistente e fine, vino attualmente pronto e che non ha ancora espresso una compiuta armonia.
Settimo vino: Late Picked Semillion 2018 De Juliis Hunter Valley
Il vino è di un accattivante colore giallo paglierino, molto luminoso e con un’ottima consistenza. Naso intenso e complesso, con una finezza di profumi che vanno dall’albicocca matura alle note di agrumi canditi, continuando con sensazioni di erbe aromatiche. La dolcezza al palato è stata bene equilibrata da un’ottima freschezza e sapidità, intenso e persistente di qualità fine, maturo e abbastanza armonico per un vino che può ancora migliorare.
La piacevole serata, in cui non sono mancati spunti didattici, è stata intervallata dal servizio di uno squisito piatto, e si è infine conclusa con i saluti di Alberto Romanato, entusiasta per l’efficace esposizione dei relatori, che con grande capacità, eleganza e finezza sono riusciti ad avvicinare il pubblico ad una terra così lontana.
Foto a cura di Rossano Moretto