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Dalla redazione
mercoledì 18 settembre 2019

Rive: patrimonio della diversità

Cronaca dell'evento di martedì 10 settembre

Massimo Zardo


Si stava bene al castello di San Salvatore durante l’ultima edizione di "Vino in Villa". Un calice di ottimo Prosecco Superiore in mano e tante domande nella testa.

«Cosa rende unico il territorio del Conegliano-Valdobbiadene?» chiese Wladimiro Gobbo, delegato AIS di Treviso, ad Alberto Ruggeri di Le Colture. «I nostri pendii, che qui chiamiamo Rive, così diversi uno dall’altro per terreno, esposizione e microclima. A volte talmente ripidi da renderne eroica la coltivazione», rispose lui. «Sarebbe bello organizzare una serata sulla diversità delle Rive», propose Wladimiro. «Sarebbe bellissimo. Facciamola», replicò ancora Alberto, «chiamo tre amici produttori, portiamo un vino ciascuno proveniente da Rive diverse e cerchiamo di scoprirne le peculiarità». «Magari facciamo anche due annate differenti per valutarne l’evoluzione», azzardò un ormai eccitato Wladimiro aggiungendo «A condurre la degustazione chiameremo il grande Eddy Furlan, una certezza». «Mi sembra perfetto. Non vedo l’ora», concluse Alberto. Era deciso, e da lì alla serata dello scorso 10 settembre è stato un attimo.

Nella bella sala dell’istituto professionale Dieffe di Valdobbiadene, davanti a una folta platea di sommelier, produttori e giornalisti, ad aprire le danze è stato il vulcanico Franco Adami, portandoci sulle eleganti Rive di Colbertaldo dall’anima fruttata. È toccato poi a Desiderio Bortolin farci scoprire le fresche e verdi Rive di Guia dove le uve maturano più tardi e l'acidità è più alta. A seguire Alberto Ruggeri ci ha fatto camminare sulle ripide e minerali Rive di Santo Stefano che regalano carattere e profondità ai vini. Infine, a chiudere il viaggio ci ha pensato Mark Merotto, conducendoci per mano attraverso le più dolci e suadenti Rive di Col San Martino dalla ottima esposizione e dalla grande finezza.

Tra un intervento e l'altro Eddy Furlan raccontava con maestria le sue impressioni sui vini contribuendo creare un format originale e intrigante, sicuramente da riproporre in futuro.

Queste invece le mie impressioni:

ADAMI – Rive di Colbertaldo dry “Vigneto Giardino Asciutto” 2018: vera e propria macedonia di frutta fresca al naso. Calice di straordinaria progressione, dall'attacco abboccato e dal finale quasi secco. Stupendo.

ADAMI – Rive di Colbertaldo dry “Vigneto Giardino Asciutto” 2015: brillante. Olfatto di erbe aromatiche, frutta gialla e sasso bagnato. Freschezza senza cedimenti, ha stoffa e carattere. Inossidabile.

BORTOLIN ANGELO – Rive di Guia brut nature “Angelo Beo” 2018: color platino. Olfatto pulitissimo e rigoroso di erba fresca, timo e mela verde. Tagliente come un rasoio al gusto. Succo di limone, clorofilla e sale. Modernissimo.

BORTOLIN ANGELO – Rive di Guia brut nature “Angelo Beo” 2017: piacevolissimi sentori di maggiorana, salvia, pesca bianca e gesso. Assaggio ampio e vivo di agrume e mentuccia sorretto da allungo sapido. Ineccepibile.

LE COLTURE – Rive di Santo Stefano brut “Gerardo” 2018: spuma finissima. Profuma di cedro e mandorla. Cremoso e bilanciatissimo il sorso, di buon corpo e saporita mineralità. Energico.

LE COLTURE – Rive di Santo Stefano brut “Gerardo” 2017: lucente alla vista. Grande salinità e vellutata effervescenza in un calice raffinato che sprigiona note di frutta gialla, crosta di pane e roccia umida. Territoriale.

MEROTTO – Rive di Col San Martino brut “Cuvée del Fondatore” 2018: lucente. Fiori primaverili, frutta croccante ed erbe aromatiche all'olfatto. Bilanciatissimo, la sottile trama sapida esalta note floreali e di pesca bianca. Eleganza liquida.

MEROTTO – Rive di Col San Martino brut “Cuvée del Fondatore” 2016: da un perlage elegantissimo si sprigionano macchia mediterranea e fiori di campo. Palato ampio, ricco di sfumature. Melone bianco e gelsomino. Lunghezza da manuale. Certezza.

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