Giuseppe Conte
Non è Champagne se non è della Champagne, poche parole ma chiare e significative per ribadire il legame tra questo eccellente vino e il territorio d’origine. Roberto Gardini, relatore AIS e docente Alma, non ha certo bisogno di presentazioni: la lunga esperienza in Francia, la passione e la grande competenza testimoniano la sua profonda conoscenza per questo territorio unico e affascinante.
Chi meglio di lui, quindi, poteva guidarci in questo fantastico percorso nei terroir dello Champagne per scoprire e approfondire non solo un metodo ma anche uno stile che caratterizza una regione che dà i natali a questo famosissimo spumante.
Sala del ristorante La Bulesca completamente esaurita, per l’occasione erano presenti l’assessore al commercio del comune di Padova dott. Antonio Bressa e il segretario generale nonché sommelier AIS dott. Giovanni Zampieri. Roberto Gardini ha iniziato la sua relazione partendo dalla storia e nominando non solo Dom Pérignon ma anche Don Odat, che scoprì il tappo di sughero in Spagna. Questi due frati collaborarono tra di loro, con ottimi risultati, per l’elaborazione della Cuvée.
17 sono i comuni Grand Cru dove si produce champagne e dove 70 milioni di anni fa c’era il mare, quindi presenza di fossili marini ma anche argilla e marna calcarea, la craie (côte de blancs) rappresenta “solo” il 40% dell’intero territorio.
Le condizioni climatiche, in particolare l’aumento di temperatura, hanno portato a dare grande vigore alle viti e ad un anticipo della vendemmia che da metà settembre (anni ’60-‘70) siamo passati al 19-20 di agosto, anche l’aumento di un grado alcolico è una conseguenza dell’innalzamento termico.
La prima AOC risale al 1927, quindi delimitazione della zona Champagne viticola e censimento dei comuni che hanno diritto a produrre vini della AOC. In questa legge rientrano anche i terreni de l’Aube che non erano precedentemente (1908) entrati e la zona definitiva destinata alla viticultura sarà di 34.000 ha.
All’interno dei 320 comuni ammessi nello champagne, esiste una classificazione a seconda dell’importanza dei cru. I grands crus hanno 100% di punteggio, i premier cru da 90 a 99%, i deuxièmme cru vanno da 80 a 89%. I grand cru e i premier cru devono essere potati con il sistema chablis. I grand cru più significativi sono Montagne de Reims (Bouzy – Ambonnay – Verzy – Verzenay), Vallée de la Marne (Aÿ) e Côte de Blancs (Avize e Crámant).
I vitigni principali per lo champagne sono lo chardonnay, il pinot noir e il meunier, ma possono essere usati anche petit meslier, l’arbane, pinot gris e pinot blanc.
La tanto attesa degustazione di questi fantastici prodotti è iniziata con il:
Primo Champagne: Rosé Brut Veuve Cliquot
50% Pinot Noir, 30% Chardonnay e 20% Meunier.
Affinamento di 30 mesi sui lieviti per questo vino prodotto per la prima volta nel 1818 e che si è guadagnato il titolo di primo Rosé d’Assemblage. Questo vino si è espresso con una importante freschezza, le bolle erano sottili e cremose e il finale è risultato di grande piacevolezza.
Secondo vino: Champagne Blanc de Blancs Grand Cuvée Encry
Da uve chardonnay 100%.
Questo vino è stato presentato direttamente dal suo produttore, Enrico Baldin ci ha parlato molto della sua cantina e dei suoi vigneti posizionati nella parte alta del comune di Mesnil-sur-Oger nella CÔte de Blancs. La prima Cuvée, di questo champagne, è stata realizzata nel 2004, riposa 42 mesi sui lieviti, solo acciaio.
L’aspetto ha evidenziato una bella bollicina sottile e un colore vivace. Naso verticale con note citrine gradevoli e con sentori fruttati. Naturalmente secco (6 g/l di zuccheri), molto preciso, lineare con una piacevole e verde punta acida. Lungo con un finale salato e fruttato, un vino che invitava ad un altro sorso e che si può ancora aspettare.
Terzo vino: Champagne Special Cuvèe Bollinger
60% Pinot Noir, 25% Chardonnay e 15% Meunier.
Cantina importante con 174 ha di vigneti, dove la quantità è magistralmente abbinata all’eccelsa qualità. Vino di un colore giallo paglierino acceso con lampi dorati, perlage fine e molto persistente. Al naso, chiare note agrumate ma anche sentori boisé e di pinoli tostati. Assaggio pieno, morbido con una spinta acida ben dosata dalla giusta sapidità. Grande equilibrio e persistenza con un finale di frutta secca, molto elegante e fine.
Quarto vino: Champagne Blanc de Noirs Brut Grand Cru Barnaut
Pinot Noir in purezza di Bouzy e 36 mesi sui lieviti.
Colore giallo paglierino con sfumature dorate, perlage piacevole e persistente. All’olfatto una nota resinata e terrosa, presenti anche sentori di radici amare, un tocco di lievito e di marzapane. Un guizzo fruttato di ribes e ciliegia con un richiamo di ricola. Grande freschezza in bocca con la giusta sapidità per un finale molto lungo, tipico del Pinot Noir.
Quinto vino: Champagne Brut 2012 Deutz
Un millesimato con Cuvée di Pinot Noir 60%, Chardonnay 30% e Meunier 10%.
Bollicine numerose, crescenti e continue, al naso è risultato un po’ chiuso, successivamente ha espresso note di funghi champignon. Presente una evidente terrosità e un sentore ematico di carne bianca. Gusto molto equilibrato con ottima acidità per un vino che può ancora attendere a lungo.
Sesto vino: Champagne Brut Grand Siècle Laurent-Perrier
84 mesi sui lieviti con 10 diversi grand cru, frutto di 3 diverse vendemmie, anno di prima produzione 1959.
Vino di una brillantezza stupenda con una notevole effervescenza, profumi tostati (nocciola) tipici di un grande champagne, tocchi di agrumi e spezie, presenti anche note di liquirizia e Calvados giovane. Inoltre è risultato molto rotondo, vellutato e con una forte personalità.
Quest’ultimo champagne e il servizio di un gustosissimo risotto hanno concluso questa superlativa serata che ci ha permesso di degustare e conoscere 6 meravigliose eccellenze che hanno ben riassunto una terra unica e affascinante, descritta ottimamente da Roberto Gardini, simpatico istrione e grande esperto delle bollicine più famose al mondo.
Foto a cura di Rossano Moretto