Martina Andretta
M.eur Frederic Drouhin, direttore della Domaine Drouhin, è anzitutto un uomo di famiglia, famiglia che da quattro generazioni si occupa di viticultura in Borgogna. Il nonno Joseph capisce la potenzialità di questo territorio nel lontano 1880, quando ancora la Borgogna non era Patrimonio dell’Unesco nè i concetti di Terroir e di Climat erano stati inventati.
La viticoltura, nella famiglia Drouhin, è biologica dal 1988, quando la parola Bio non era una moda, e diventa successivamente biodinamica sei anni dopo, ristabilendo così il legame principe in Francia fra terra e vigna. Legame che, tradotto nella pratica, significa rispetto e accettazione della variabilità di madre natura, che non sempre è generosa.
Le vendemmie manuali e parcellizzate, ponderate con settimanali assaggi di ogni parcella, mirano anzitutto a tradursi in Eleganza, Texture fine e uno stile volto alla ricerca dell’Equilibrio.
Questa “mission” aziendale, questa tensione qualitativa, ha spinto la famiglia Drouhin nel 1985 ad avere una visione parallela, per la precisione al 45’ parallelo terrestre, stessa latitudine della Borgogna ma dall’altra parte del mondo. L’Oregon diventa la seconda terra eletta alla viticoltura Drouhin. Qui l’azienda si insedia con una nuova cantina e con un nuovo progetto, e la famiglia trova una seconda casa dove portare avanti la passione che la contraddistingue.
Ed è quindi con grande entusiasmo che, dopo un racconto di terra, di vite e di famiglia, siamo onorati di assaggiare la traduzione di questa storia magica nel bicchiere, che fedele alla sua provenienza, parla di Chardonnay e Pinot Noir.
Prima un doveroso e riconoscente ringraziamento va alla famiglia Balan, per aver riservato alla delegazione di Treviso il privilegio di organizzare questo speciale evento.
Poully – Vinzelles 2016, fresco e minerale, complesso e ponderato per non scadere in note eccessivamente burrose ed esotiche, intelligente uso del legno e dell’inox, equilibrato ed elegante.
Domaine Drouhin Oregon – Chardonnay Arthur 2016, goloso e amabile, con note spiccate di anice, non è il solito chardonnay Americano ma rimane fresco e vivace.
Chablis Grand Cru – Vaudésir 2016, volutamente somigliante ai grandi riesling tedeschi, sentori tanto vegetali e minerali quanto note burrose e grasse, due facce contrapposte ma correlate per questo assaggio con potenziale evolutivo.
Chassagne – Montrachet 2016, centrato perfettamente nell’equilibrio, nella complessità e nella struttura, persistenza lunga ed elegantissima, sapientemente preservato nella complessità aromatica con vendemmia puntuale e utilizzo del legno di secondo passaggio.
Beaune – Clos des Mouches 2017, potente figlio del terreno Montrachet e dell’elegante vitigno Chardonnay, note di pepe bianco ed equilibrio centrato nonostante la recente messa in bottiglia, bambino prodigio molto amato da M. eur Frederic.
Geverey – Chambertin 2016, ancor giovane promessa, la trama tannica si presenta marcata ma setosa, frutta rossa che diventerà nera e poi sottobosco, spezie che evolveranno se si saprà aspettare.
Domaine Drouhin Oregon – Pinot Noir Dundee Hills 2015, vendemmia attenta e ponderata per il raggiungimento della complessità aromatica, giustamente fruttato e tannico, eleganza che risiede nella attenta vinificazione.
Chambolle – Musigny premier cru 2016, espressione della perfetta commistione tra pinot noir e suolo, sentori di rosa si fanno strada in una texture importante, calda e avvolgente come il cachemire.
Domaine Drouhin Oregon – Pinot Noir Lauréne 2014, immediatamente buono da bere senza attese, vira la sua essenza verso il frutto e la rotondità, invecchia lentamente, accuratamente selezionate le parcelle per la vinificazione.
Beaune – Clos des Mouches 2011, direttamente prelevato dalle scorte della cantina Drouhin perché non in commercio, enfant prodige di ben dieci diverse parcelle e di vigne di diverse età, al fine di equilibrare perfettamente il frutto e la complessità, texture immediata e persistenza fine, note di liquirizia e sottobosco, caffè.