Federico Cocchetto
Posizionata nel cuore del Conegliano Valdobbiadene DOCG, la suggestiva Locanda Sandi è stato lo scenario che ha visto svolgersi una degustazione, a ritroso nel tempo, di un vino non immediatamente collocabile in quest’area. L’immaginario popolare identifica sicuramente il Prosecco Superiore con le di qui vocate colline; meno facile, invece, risulta pensare di trovare produzioni di metodo classico che, seppur con numeri esigui, siano in grado di sorprendere. Lo scambio di pareri maturati durante la serata di martedì 20 novembre, per chi è sempre alla ricerca di emozioni d’arte enologica come il gruppo di sommelier e corsisti presenti, è stato pressochè unanime sulla reale capacità ancora parzialmente inespressa di questo territorio.
L’accoglienza e la tecnicamente ineccepibile preparazione di Stefano Gava, responsabile tecnico di Villa Sandi, ci hanno introdotto nel percorso gustativo in quattro tappe di Opere Riserva della maison.
Questo metodo classico viene prodotto con il 60-70% di pinot nero e 20-40% di chardonnay; il vino base di quest’ultimo svolge la fermentazione alcolica in barrique di secondo passaggio.
Il giovanotto cui è stato dato compito di aprire le danze è stato Opere Riserva 2012, sboccato da circa 6 mesi: freschezza tutta sviluppata sul frutto, ananas, papaya e banana, con uno splendido timo secco a legare.
Il successivo millesimo, il 2010, si è poi presentato un po’ più serioso, giusto per far capire subito di essere un metodo classico e non una semplice bollicina. Toni agrumati in tutte le declinazioni, resi cremosi dal finissimo perlage.
Il terzo campione, il 2004, ha forse, con il più grande beneficio del dubbio, mostrato una grande forza messa a dura prova dallo scotto per la vendemmia precedente, di quel 2003 che messo a ferro e fuoco moltissime aree d’Europa. Al profilo olfattivo, incentrato su crema catalana e marmellata di pompelmo, fa da eco un palato con ritorni di pompelmo, mandorla amara e finale sapido.
Dulcis in fundo, come si usa dire, ma questa volta la piacevolezza è data da un’ossidazione molto francese e piacevolissima. Tralasciando le tonalità, che parlano di “saggezza”, è la lettura olfattiva ad essere goduriosa: nocciole tostate, biscotto di mandorle, boiserie e tocchi fumé. Il palato è massaggiato da una bolla molto sottile e da freschezza agrumata, ottima chiusura su crema di lime.
Terminata la degustazione, l’ospitalità di Locanda Sandi è proseguita con piatti di tradizione rivisitata in abbinamento a vini simbolo del territorio:
I tratti conclusivi della serata sono stati positivi per tutti: buona affluenza e piacevole sorpresa gustativa per i corsisti che hanno partecipato, condivisa peraltro anche dagli amici sommelier di medio e lungo corso.
Un doveroso ringraziamento allo chef e a tutto lo staff, gentile e professionale, di Locanda Sandi. Un grazie a Stefano per le precisazioni tecniche ed un “merci, au revoir” alla famiglia Moretti Polegato per la splendida occasione.