Vanessa Olivo
In ambito vinicolo italiano vi sono pochi marchi ai quali la normativa comunitaria riconosce la possibilità di indicazione senza altri termini qualificati, ovvero Franciacorta, Asti e Marsala. La delegazione AIS di Venezia ha voluto dedicare la serata di mercoledì 14 febbraio proprio al Franciacorta, raccontato da un relatore d’eccezione, Nicola Bonera, vincitore di numerosi titoli e concorsi AIS, che con maestria e grande competenza ha saputo condurre i presenti nell’approfondimento di questa celebre bollicina.
Un territorio costituito da una sorta di anfiteatro morenico esteso a sud del lago d’Iseo in terre denominate “francae curtes”, corti affrancate, chiamate così perché nel corso del Medioevo erano state assegnate a piccole comunità di monaci benedettini che godevano dell’esenzione di dazi, tributi o tasse in cambio della bonifica e della lavorazione della terra a loro affidata.
Alle origini del vino Franciacorta c’è un incontro avvenuto nel 1954, quello tra l’enologo Franco Ziliani e Guido Berlucchi, i quali, dopo vari esperimenti, nel 1961 imbottigliarono le prime 3000 bottiglie di quello che allora veniva chiamato “Pinot di Franciacorta”, prodotto con il metodo della rifermentazione in bottiglia.
Dal punto di vista normativo, la peculiarità del Franciacorta è quella di essere stato la prima DOCG in Italia esclusivamente dedicata al metodo classico, oltre al fatto che con regolamento comunitario del 2002 è stato stabilito che, data la particolare fama raggiunta, lo stesso possa essere definito con il solo termine “Franciacorta”, un’unica parola, quindi, per descrivere un territorio, un metodo di produzione e un vino.
Nel corso della serata sono stati degustati 9 Franciacorta, espressioni a tratti simili e a tratti estremamente diverse di una stessa realtà.
[foto di Bruno Bellato]