Corinna Gianesini
È buio tutto intorno. Nel silenzio si sentono solo dei passi leggeri ed il rumore del vino che viene versato. Poi una mano guida le mie dita verso il calice. Con un gesto lento e un po’ incerto avvicino a me il bicchiere e pian piano sento che il timore lascia spazio alla curiosità. Degustare al buio è un’esperienza del tutto particolare e inizialmente destabilizzante perché è difficile rinunciare a tutte le informazioni che l’aspetto del vino ci può fornire. Bisogna mollare le briglie della razionalità e lasciarsi trascinare dall’istinto, dimenticando i parametri di giudizio a cui siamo abituati quando ci avviciniamo al vino. Questo è l’oggetto della sfida che Liliana Savioli, sommelier sensorialista e giudice di concorsi internazionali, ha lanciato alla Delegazione di Verona, in una serata ricca di emozioni e di sorprese.
Sotto la guida di Liliana, abbiamo assaggiato bendati 6 vini, tutti provenienti dal Friuli Venezia Giulia, un territorio che Liliana conosce come le sue tasche, con alcuni vitigni molto noti, come il pinot grigio e la ribolla, ed altri poco conosciuti ma altrettanto interessanti, come la vitovska, lo schioppettino ed il refosco dal peduncolo rosso. Ovviamente al momento della degustazione non sapevamo nemmeno se il vino versato fosse bianco o rosso.
Con sapienza e fermezza la voce di Liliana ci ha accompagnato in questo viaggio sensoriale. Man mano che la serata procedeva ci sembrava sempre meno importante domandarci se il vino in assaggio fosse più fresco che tannico, o se i profumi fossero più o meno scanditi. Quel che abbiamo fatto è stato lasciare che il vino ci prendesse per mano e ci portasse dove voleva, abbandonandoci a richiami, ricordi e suggestioni.
E così, attraverso gli assaggi ci siamo ritrovati assieme al primo vino su un prato fiorito, mentre la Bora soffiava forte, poi abbiamo navigato assieme al secondo calice lungo le coste della Sardegna, tra gli aromi di macchia mediterranea e la salsedine tra i capelli.
L’odore metallico e ferroso del terzo vino ci ha trasportato su un’isola vulcanica dalla vegetazione rigogliosa e brillante che staglia dalla terra scura. Il quarto assaggio ci ha portato in montagna, dapprima in uno chalet di legno, poi in cammino in un sentiero in mezzo al bosco in cui macchie di sole illuminano un selciato umido di muschio e timo. Il quinto vino, con il suo profumo di cuoio ed il suo carattere forte ci ha fatto immaginare un motociclista che ascolta rock and roll a tutto volume mentre ripara una ruota della sua moto. Il sesto vino invece aveva un portamento elegante ci ha fatto pensare ad un abito sartoriale indossato da un lord inglese. A queste immagini, condivise a voce alta dalle persone presenti in sala, si aggiungono i mille ricordi privati di profumi, luoghi, ambienti e persone che i vini hanno suscitato in ciascuno di noi: chi ha ricordato le passeggiate estive con la nonna, chi ha rivissuto l’emozione del primo bacio e chi ha ricordato il proprio papà, commuovendosi fino alle lacrime.
Liliana Savioli e la sua degustazione alla cieca ci hanno ricordato la vera essenza del vino, che non si riduce al vitigno, al terroir e al modo in cui il vino viene prodotto. La vera essenza del vino è l’emozione che il vino è in grado di suscitare in noi, che sia la semplice immaginazione di un luogo sconosciuto o piuttosto il risveglio di un caro ricordo che custodiamo nel cuore, e che riusciamo a vedere chiaramente solo dopo aver chiuso gli occhi.
Un ringraziamento particolare ai molti sommelier della Delegazione di Verona che hanno prestato servizio durante la serata, muovendosi con leggiadria e perfetto silenzio tra i banchi degli assaggiatori.
Di seguito, in ordine di servizio, i vini che abbiamo degustato durante la serata:
Terrano 2013 - Carso Doc - Zidarich
Ribolla Selezione 2011 - Doc Collio - Il Carpino
Bosco Brando Cabernet Franc 2015 Doc Annia - Le Favole
Schiopettino 2010 - Doc Colli Orientali - RoncSoreli
Refosco dal Peduncolo Rosso Riserva 2011 - Doc Aquileia - Valpanera
Merlot 2013 - Doc Grave - Borgo delle Oche
Le fotografie sono di Federico Marconi.