Vanessa Olivo
Scenario inusuale per una degustazione, quello che si è presentato agli occhi dei partecipanti giovedì 19 novembre al Novotel di Mestre: tante tavole rotonde adornate da ventagli e scialli in richiamo allo stile gitano, calici scintillanti pronti per essere riempiti e un palco illuminato all’estremità della sala.
Serata condotta da un’appassionata Annalisa Barison, Presidente di AIS Emilia, che ha guidato i presenti alla scoperta dello sherry, connubio di tradizione, storia e cultura di una delle regioni più ammalianti della Spagna, l’Andalusia.
Hanno contribuito a ricreare un’emozionante e passionale atmosfera andalusa diverse esibizioni di flamenco offerte dalla compagnia “Viento Flamenco” di Lucia Tosto accompagnate dalla chitarra e dalla voce di Angelo Giordano, e la cucina andalusa di Antonio Cerullo, responsabile del ristorante Novotel di Mestre.
La storia dello Sherry inizia nel 1100 a.C. quando i fenici importarono la viticultura nella zona che oggi corrisponde a Jerez del la Frontera, allora battezzata Xera, il cui vino si chiamava Xérèz. Ma il popolo che lo ha fatto conoscere nel mondo sono proprio gli inglesi che lo hanno nominato, appunto, Sherry. Il vero appellativo oggi è comunque Jerez, ispirato alla terra di produzione di questo vino delimitata dal triangolo formato dalle città Jerez de la Frontera, Sanlucar e El Puerto Santa Maria. Tanti nomi, dunque, per un unico grande vino.
Uve prevalentemente Palomino, Pedro Ximénez e Muscatel, terreni albariza ricchi di calcare e silice e con grande capacità di ritenzione idrica, la formazione o meno del flor, l’utilizzo del metodo soleras e la mano sapiente dell’uomo sono alcuni degli ingredienti più importanti per un vino liquoroso di grande fama, anche se ultimamente un po’ sottovalutato, quale è lo Sherry.
In degustazione diverse tipologie di Sherry secchi e dolci: