Francesco Mancini
L'appuntamento è per le 14.30 a Vignui, un piccolo borgo con una splendida vista sulle prealpi bellunesi appena fuori Feltre. La delegazione di Belluno è accolta da Egidio D'Incà in maniera informale e calorosa, come sempre: << Se mi date una mano tagliamo il formaggio e la pancetta e poi siamo pronti per il brindisi >>. C'è molto da festeggiare: in primis l'importante riconoscimento che la cantina Pian delle Vette ha ricevuto a novembre alla Leopolda di Firenze: il premio Tastevin.
Non un premio qualsiasi, ma un vero e proprio riconoscimento che AIS ogni anno conferisce a chi si è distinto per il lavoro svolto alla valorizzazione di un vino e del territorio. E non un vino qualsiasi: il Mat '55 2015, che ormai da queste parti ha scritto la storia: il primo metodo classico prodotto nella provincia di Belluno, la dimostrazione che un vino di qualità a Vignui e nel Feltrino si può fare, anzi si deve fare. Da anni il Feltrino sta diventando un banco di prova importante per la provincia di Belluno, e la qualità dei vini prodotti è in costante crescita, come dimostra anche la cantina De Bacco, che sta riportando in auge vitigni autoctoni da deccenni dimenticati, ricevendo per questo riconoscimenti anche a livello nazionale.
Perché festeggiare con la delegazione di Belluno? Perché da anni si è creato un feeling e una collaborazione continua, fatta di stima e di intenti comuni, che è bello poter consolidare. E quale miglior modo se non davanti ad una tavola imbandita con formaggio Piave e pancetta accompagnati da calici di vino scintillanti?
Partiamo con il festeggiato, il Mat '55 2015, proprio lui, che illumina i calici facendo levare il primo brindisi.
Tra un brindisi e un assaggio arrivano anche idee, impressioni e pensieri ad alta voce, in un flusso di coscienza crescente. Egidio si fa serio quando dice: << Dobbiamo anche noi fare sistema con gli altri produttori, aiutarci e spalleggiarci con le altre cantine della zona per crescere tutti insieme, dare un'identità e una riconoscibilità a questo territorio: che possa fornire risultati importanti e notevoli lo abbiamo visto, anzi, li abbiamo sotto il naso >> indicando con un sorriso sornione il calice davanti a sé.
Se pensiamo solo al nome, "Mat '55", nato proprio dalle prese in giro che tanti amici e conoscenti indirizzavano ad Egidio e al suo socio Walter Lira, capiamo quanta strada è stata fatta: << Ci hanno dato proprio dei matti all'inizio a provare a fare un vino metodo classico tanto importante da queste parti e per giunta alla nostra età >> (da quì '55 loro anno di nascita ndr) afferma sorridendo Egidio. E invece l'intuito e la determinazione hanno vinto e si sta andando oltre: prossimamente uscirà il primo "blanc de noir" metodo classico con sole uve pinot nero. Intanto da qualche anno ad Egidio e Walter si è unito il giovane Alessandro Bee, classe '82, pieno di energia e progetti, che al tavolo mostra la stessa comunione d'intenti e determinazione dei "classe '55".
Il tempo passa velocemente, soprattutto in buona compagnia, e non capita tutti i giorni di fare una verticale di Mat '55. Oltre all'annata 2015 degustiamo una primizia non ancora in commercio: il Mat '55 2016, che si allarga e avvolge il palato con un retronasale piacevole di leggera liquirizia. Per avere il quadro completo si fa un tuffo nel passato: Mat '55 2013 presenta note più citrine, crosta di pane e lieviti; il sorso è dinamico e invita ad un altro calice. Si chiude la verticale con il Mat'55 2009, che al naso ci fa giocare con tanti profumi delicati, eleganti ,che denotano un'evoluzione rispetto ai precedenti; nonostante i sedici anni mantiene una pienezza al sorso invidiabile grazie ad una spalla acida ancora importante e ad una leggerissima nota ossidativa elegante, che chiude lungo in bocca con un finale delicatamente amaricante.
Ma non è finita qui: Egidio ci stupisce con altre due perle della sua cantina e il vino che sicuramente per tutti costituisce una sfida e un importante banco di prova: il pinot nero.
Il colore rubino scarico ci introduce alla tipicità di questo vitigno e l'annata 2022 ci fa apprezzare in gioventù un vino che per eleganza e freschezza fa presagire che darà grandi soddisfazioni fra qualche anno. E perché aspettare? Appena il tempo di pensare ed immaginare ed ecco servito un 2018 nel calice. Il colore denota un'evoluzione, così come i profumi e la rotondità al palato; nonostante ciò anche questa versione più "vintage" di pinot nero ha ancora strada da fare. A proposito di strada ci fermiamo qui, perché ci accorgiamo che il tempo è volato e si è fatta l'ora di andare. Usciamo convinti che la viticoltura nel Feltrino stia finalmente sbocciando, e i prossimi anni saranno importanti per mantenere e far conoscere un territorio che, siamo certi, darà sempre maggiori soddisfazioni.