Catia Nassi
Massimago Tower
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Nel cuore della città di Padova, un parco secolare racchiude al suo interno una misteriosa torre del XIV secolo. Pur essendo sfuggente agli occhi dei più curiosi, la si può facilmente raggiungere con una breve passeggiata; lasciandosi alle spalle una delle maggiori piazze d’ Europa: “Il Prato della Valle”, conosciuto anche come Isola Memmia, progettato dall'abate Domenico Cerato e completato verso la seconda metà del XVIII secolo.
All'interno della storica residenza si trova la sede della Massimago Wine Tower: è qui che si rivela la “Torre”. L'ingresso incanta per la maestosa accoglienza di alberi secolari immersi in una rigogliosa vegetazione.
La “Torre del Soccorso” è un’antica struttura sorta a difesa dei Signori Da Carrara, al governo della città dal 1318 al 1405. Il nome lo deve alla sua funzione di corridoio che permetteva le sortite dei cavalieri dal Castello Carrarese.
La torre era collegata alla “Porta Saracinesca”, la quale controllava l’afflusso fluviale in città. Padova, infatti, era storicamente già conosciuta come città d’acque: tra il Brenta -Medoacus maior- e il Bacchiglione -Medoacus minor- collegati dai canali Piovego e Brentella.
Il complesso della torre si inserisce perfettamente in questo ambiente fluviale che ne ha segnato profondamente la storia, infatti, documenti risalenti ai vari periodi storici attestano che la difesa patavina si affidava proprio alla chiusura degli accessi acquei.
Nomi
Nel corso del tempo sono stati attribuiti vari nomi alla torre:
-Torre del Diavolo: un terribile delitto accaduto attorno al XVII sec., il veneziano Canal di S. Barnaba, all’epoca proprietario della tenuta, uccise la moglie incinta.
-Torre del Boia: qui si sconfina nella fantasia, infatti, si racconta che fosse l’abitazione di un “giustiziere”; forse questa è solo una leggenda attribuita dalla vicinanza della torre alle terribili prigioni ezzeline.
-Torre della Morte: per la situazione di incuria e degrado in cui questo edificio ha versato per lungo tempo dando voce ai cittadini di un luogo sinistro e alquanto inquietante.
-Torre della Catena: veniva calata una catena che serviva per impedire l’accesso in città alle imbarcazioni indesiderate che provenivano dal Bacchiglione.
La cantina
Attualmente il sito è di proprietà privata della famiglia Rossi-Chauvenet, i grandi interventi di restauro hanno trasformato l’intera struttura comprensiva di un antico bastione veneziano, in un polo ricettivo di charme.
All’interno dell’antica sala del bastione, ogni pietra sembra rievocare i tempi trascorsi, l’accoglienza risulta preziosa, sotto le volte silenziose e ricche di fascino, in cui l’incontro si completa con una esclusiva degustazione di vini e di olio provenienti dalle tenute in Valpolicella -VR- e in Manduria -TA-.
I vini
La Cantina Massimago, incastonata nella Valle di Mezzane di Sotto, ha iniziato a produrre vini biologici dal 2008 ottenendo la certificazione BIO nel 2014. Le etichette proposte esprimono il carattere di un territorio altamente vocato per la produzione di vini legati a livelli qualitativi superiori, ricchi di espressività, eleganza, vigoria e grande evoluzione. Amarone, Valpolicella Superiore e Valpolicella Ripasso a base di uve di corvina, corvinone e rondinella rientrano nella gamma classica della tenuta.
Abbazia di Praglia
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Uscendo dal centro di Padova, si percorre la Via Euganea, -l’antichissima strada che conduceva a Este-, si prosegue in direzione Teolo e attraverso una caratteristica stradina si raggiunge il complesso monastico benedettino situato alle pendici settentrionali dei Colli Euganei.
Fondato nel 1080 dalla storica famiglia dei Maltraverso di Vicenza, l’Abbazia visse un periodo fiorente fino alla soppressione napoleonica degli ordini religiosi nel 1810 e, solamente nel 1904 fu restituita ai benedettini.
Attualmente la Comunità benedettina di Praglia è la più numerosa d’Italia con circa 40 monaci. L’Abate è il P.D. Stefano Visentin, il quale oltre al monastero padovano regge anche l’Abbazia di San Giorgio Maggiore a Venezia.
Il monastero racchiude nel suo insieme vari stili architettonici che si sono succeduti dal Medioevo al Rinascimento.
Biblioteca
L’Abbazia al suo interno possiede una tra le più antiche e monumentali biblioteche italiane. La libreria è collocata nella parte superiore dell’originale chiostro pensile. L’antico mobilio in legno del 1700 è realizzato su due piani, il soffitto è decorato da preziose tele dipinte da vari autori, tra cui Gian Battista Zelotti. I volumi di storia, filosofia, scienze, letteratura e teologia, in essa custoditi, integrano l’intero patrimonio bibliotecario monastico.
Cantina
La cantina del monastero è stata ricavata dall’antica cisterna veneziana che fungeva da raccolta delle acque piovane. Lo spazio ottenuto, nel rispetto dell’antica struttura architettonica medievale, risponde ai requisiti necessari per la maturazione nelle botti del vino prodotto dai monaci nei dieci ettari dentro le antiche mura di cinta o adiacenti ad esse.
I vini
Una ricca varietà di etichette caratterizza l’operato dei monaci, con i loro vini ottenuti principalmente da vitigni di garganega, chardonnay, moscato giallo, raboso e merlot. Tra le varie produzioni si annoverano: Domnus Abbas Metodo Classico Brut Nature, Festum Spumante Fior D’Arancio, Pratalea bianco Veneto IGT, Colli Euganei Pratalea rosso DOC, Decanus Colli Euganei Riserva.
Due gioielli legati alla storia, all’arte e al vino: un immancabile filo conduttore che unisce e rigenera gli animi arricchendoli e completandoli nella scoperta del nostro territorio.