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Dalla redazione
sabato 8 febbraio 2025

Bordeaux, il Medoc e l’arte dell’assemblaggio.

Alla scoperta delle AOC del Mèdoc

Claudio Serraiotto


Dopo le esperienze in Delegazione di Vicenza su Sant'Emillon e sui bianchi di Bordeaux, Marco Tinello ci ha condotto in una degustazione itinerante fra le 8 A.O.C. del Mèdoc, in un percorso che inizia dalla città di Bordeaux e arriva all' oceano. Quindi nell'ordine: Haut-Medoc, Margaux, Moulis che deve il suo nome da antiche presenze di mulini a vento, Listrac, Saint-Julien, Pauillac, Saint-Estephe, Medoc, di 5522 ha. Ci siamo quindi inoltrati a scoprire sia le differenze geologiche che derivano dalla subsidenza del fondo marino (calcare duro, compatto), dai ciottoli (graves) portati dalle varie glaciazioni, sia le differenze stilistiche tra le varie appellations della Rive Gauche della Gironda. Il Mèdoc è universalmente ritenuta la zona di produzione più famosa al mondo, per vini prevalentemente da uve Merlot 66% e Cabernet Sauvignon, 23%, e poi Cabernet Franc 9,5% e altre. Il termine Mèdoc significa regione che sta nel mezzo, tra acque, l'oceano e la Gironda, fiume particolarmente largo alla foce, circa 5 km. La temperatura media è 18°, più calda della vicina Sant'Emillon. Il Mèdoc è considerato universalmente come la patria del "taglio bordolese" e dello “stile internazionale”. In questa degustazione abbiamo avuto modo di condividere il perchè del successo di un blend che trae significato dalle diverse necessità pedoclimatiche dei due principali vitigni, Cabernet Sauvignon e il Merlot, e dalla gestione delle masse da assemlare. Abbiamo degustato vini considerati dei veri e propri simboli enologici universalmente riconosciuti come tali e raramente proposti insieme. Il Cabernet Sauvignon, che è una varietà tardiva, necessita di terreni ricchi di scheletro, poveri di strato attivo, luce solare, ventilazione e drenaggio. Il Merlot, più precoce, gradisce terreno più argilloso e con maggiore strato attivo. Non dimentichiamo come comprimari minori, il Cabernet Franc, Petit Verdot, il Malbec, ma anche, udite udite, il nostro Carmenere, oppure in piccole percentuali uva a bacca bianca. Le rese sono basse, le fermentazioni in tini troncoconici aperti di rovere pregiato, o in fermentini di acciaio o anche in anfore, a “km zero”, ottenute dall'argilla dell'appezzamento. Poi la maturazione in barrique, spesso nuova, che comunque non dà note empireumatiche particolarmente invasive, data la qualità della massa vinicola. Abbiamo così degustato vari millesimi, arrivando al 2014, percependo la variabilità dell'annata, ma sempre vini dalla matrice stilistica giocata non dalla potenza e dagli effetti speciali ma dall'assoluta longevità, eleganza e “facilità di beva”. Ha chiuso la serata uno splendido taglio bordolese veneto, servito alla cieca, per valutare le nostre capacità degustative dopo cotanto allenamento, ma che stava alla pari con i precedenti, giusto per renderci orgogliosi dei essere Veneti. Alla serata hanno partecipato numerosi ospiti provenienti da varie delegazioni, anche fuori regione. Il successo dell'evento è stato certificato dal lungo applauso finale che ha concluso i lavori. Grazie al consueto e puntuale lavoro della brigata di servizio.


 

Nel corso della degustazione è stato servito un Grana Padano multipremiato con olttre 30 mesi di affinamento e un Asiago stagionato del caseifico Pennar di Asiago.

In degustazione:

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