Vittoria Raimondi
Ore otto di una fredda, ma tersa mattinata di novembre.
L’entusiasmo è palpabile. Vestiti di tutto punto con quella divisa che finalmente per la prima volta possiamo sfoggiare in maniera ufficiale, ci raggruppiamo nel pullman che ci porterà in Franciacorta.
L’atmosfera un po’ ci riporta alle passate gite scolastiche, in cui ritrovi i compagni con cui hai condiviso tanto, che ti accolgono con un sorriso e che hanno tenuto il posto vicino a loro occupato apposta per te.
Finalmente le ansie dell’esame sono un ricordo lontano ed è arrivato il momento di festeggiare!
Senza quasi accorgercene, presi dai racconti riguardo le ultime degustazioni di ciascuno, arriviamo a destinazione: la storica Cantina Berlucchi che ci ospiterà per una visita all’azienda e un pranzo con degustazione dei loro vini più iconici.
La bellezza della location ci fa dimenticare per un momento il clima gelido e, tolti i cappotti, ne approfittiamo per scattare la prima foto di gruppo della giornata di fronte al maestoso ingresso di Palazzo Lana, nobile residenza cinquecentesca in cui, ad opera della fortunata collaborazione tra Guido Berlucchi e Franco Ziliani, è nato il primo spumante italiano “alla moda dei francesi”, ovvero il Franciacorta.
Incontrati i colleghi della delegazione di Vicenza, iniziamo il nostro tour nel vigneto Brolo, così chiamato perché circoscritto da una cinta muraria che ricorda i clos francesi.
Il disciplinare di produzione del Franciacorta, tra i più rigidi al mondo, prevede la possibilità di utilizzare uve chardonnay, pinot bianco, pinot nero ed erbamat, quest’ultimo vitigno autoctono riscoperto recentemente, ma non ancora presente nelle cuvèe Berlucchi.
Rinvigoriti dalle rigide temperature esterne, ci spostiamo nella cantina di affinamento, dove le maestose volte del 1680 incorniciano innumerevoli pupitres e dove è custodita la prima bottiglia di Franciacorta prodotta nel 1961. Sono le mura stesse a raccontare la storia di questa azienda, anche attraverso i segni lasciati sulle pareti dalle antiche bottiglie esplose, poiché, un tempo erano conservate in contenitori troppo fragili per sopportare la pressione generata dalla seconda fermentazione.
A questo punto, ci spostiamo a piedi nella sala degli eventi del ristorante “Due Colombe”, dove veniamo accolti dai colleghi di AIS Brescia e dallo staff dello Chef Stefano Cerveni, una stella Michelin.
Quello che ci si prospetta davanti è un percorso enogastronomico di alto livello con piatti abbinati a una selezione dei vini Berlucchi.
Iniziamo con un antipasto di Cardoncello BBQ, Garum di Siero di Latte, Menta Coreana, abbinato a Franciacorta DOCG ’61 Satèn: chardonnay in purezza, brillante e caratterizzato da una spuma cremosa, nota distintiva della sua tipologia. Al naso, come al palato, colpiscono le note di cedro e la piacevole freschezza.
Segue un primo piatto davvero sorprendente: il risotto Milano-Bagolino, a base di zafferano, formaggio bagòss, sfere di lime ed erbe aromatiche accostato al Franciacorta DOCG ’61 Extra brut: giallo paglierino con perlage intenso, al naso arriva prepotente con un sentore gessoso, per lasciare poi spazio a note di frutta a pasta bianca; fresco e di media persistenza.
Sarà poi il tenerissimo manzo all’olio delle Due Colombe con polenta morbida ad accompagnare il Franciacorta DOCG ’61 Nature 2017: blanc de blanc con affinamento di 5 anni sui lieviti. Si presenta giallo paglierino con riflessi dorati, al naso sprigiona note di frutta gialla matura e pasticceria secca. Al palato è ricco, fresco e sapido con un finale ammandorlato.
Infine, concludiamo in dolcezza con il semifreddo al miele d’acacia, nocciole caramellate e olio EVO del Sebino abbinato al Franciacorta DOCG Cuvée Imperiale Demi Sec.
Ma ecco che, nonostante la nostra attenzione sia stata finora dedicata ad assaporare e degustare le prelibatezze appena descritte, arriviamo alla tanto attesa consegna dei diplomi.
Le spillette luccicanti appena appuntate alle giacche e i tastevin in bella vista rendono tutti orgogliosi del traguardo raggiunto.
Molte amicizie sono nate durante questo percorso, così come l’insaziabile voglia di continuare a imparare, scoprire, degustare e diventare parte di una comunità di comunicatori del vino, che ha in primis, l’obiettivo di condividere esperienze con i produttori, con i ristoratori, con i clienti, con gli amici… con chi il vino lo ama.
Quindi in alto i calici, perché questo è solo l’inizio.