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Dalla redazione
mercoledì 28 agosto 2024

Contrada Salvarenza

La scommessa dell’azienda Gini sulla longevità dei Soave nella zona classica

Maria Grazia Melegari


Al Ristorante Vittorio Emanuele di Verona una splendida verticale.

 

Ci sono vini il cui nome evoca immediatamente il genius loci, vale a dire lo spirito del luogo in cui si produce. È il caso del Soave Classico Contrada Salvarenza, che racconta di terre che la famiglia Gini possedeva già nel XVI secolo. Un racconto di integrità agricola e produttiva che attraversa ben quindici generazioni e che la narrazione popolare lega alla leggenda di Renza, una giovinetta che proprio in quel luogo fu tratta in salvo da minacciosi briganti dall’intervento di un nobile cavaliere.

Tra storia e leggenda, le vigne del Salvarenza rappresentano senza alcun dubbio qualcosa di unico nel panorama del Soave.

“Non abbiamo mai estirpato una sola pianta nei nostri vigneti” raccontano Claudio Gini e la figlia Letizia, mentre presentano ben sette annate del Contrada Salvarenza, storico cru nell’areale del Soave Classico.

Siamo a Monteforte d’Alpone, all’interno dell’Unità Geografica Aggiuntiva la Froscà: il Salvarenza è un vigneto unico di circa 4,5 ettari, condotto dalla famiglia Gini dal 1852 e composto da viti ultracentenarie, in parte prefillosseriche. Ci troviamo a mezza costa, con esposizione sud est e le pergole veronesi poggiano su un terreno con base di roccia calcarea e strati più superficiali di tufi vulcanici. Una ricchezza pedoclimatica che marca la vocazione del terroir e che ben si riflette nella resistenza delle vigne. La conduzione in regime biologico-biodinamico e le scelte enologiche di minimo interventismo della famiglia Gini trasformano la garganega delle vecchie vigne in un Soave Classico elegantissimo, sfaccettato e longevo.

Le uve sono raccolte a ottobre inoltrato, la fermentazione con lieviti indigeni e la lunga sosta sulle fecce fini avvengono in legni diversi, mai di primo passaggio e di diverse capacità, a seconda dell’annata.

Poche aziende in quest’areale possono vantare un archivio storico tale da offrire anche la prima annata prodotta. Abbiamo avuto questo privilegio e la degustazione ha mostrato, senza ombra di dubbio, quanto una lunga esperienza e precise scelte produttive siano la chiave di volta per ottenere da un terroir altamente vocato un Soave Classico eccellente che può sfidare il tempo.

 

 

2021

Sfodera un luminoso paglierino e un elegante profilo olfattivo di fiori bianchi e vegetale fresco. Il sorso, immediato e dal tono esuberante, lascia immaginare nel gioco fresco-sapido uno splendido futuro: sarà un Soave Classico ricco e sfaccettato, grazie anche all’annata molto buona.

 

2015

Il giallo paglierino diviene più intenso, e anche il ventaglio odoroso ampio su note mature di frutta esotica gialla verso la susina matura, a parlare di un’annata calda ma equilibrata. Note sottilmente sulfuree, pietra focaia e spezie dolci esprimono bene l’anima vulcanica del terroir.

 

2012

Sfavillante paglierino dorato in questo Soave Classico da annata fresca che non esitiamo a definire emblematico per ricchezza olfattiva e gustativa: mandorla tostata, miele e sfumature balsamiche si traducono in un sorso avvolgente dalla spiccata e persistente sapidità, quasi piccante.

 

2009

Dorato intenso con riflessi ramati. L’annata abbastanza calda si traduce in un profilo evoluto di frutta esotica disidratata ed erbe aromatiche, timo, salvia e in una progressione gustativa saporita e avvolgente che rivela ancora notevole freschezza e appagante persistenza sapida.

 

2002

Dorato molto intenso e luminoso, parla di un’annata piovosa e non facile: all’olfatto lievi note d’ossidazione ricordano la nocciola, la carruba il miele di castagno. La trama gustativa è più leggera con percettibile freschezza e moderata sapidità.

 

1996

La sfumatura assume qui una profonda tonalità di oro antico. La pioggia abbondante dell'annata si esprime in una trama olfattiva delicatamente diluita, ma non per questo priva di fascino: emergono note di nocciola, distillato, miele di castagno, seguite da una bocca generosa che evoca il pan di zenzero e la frutta sciroppata.

 

1990

La prima annata posta in vendita si rivela anche una grande annata.

Già lo dice il colore dorato molto più chiaro delle tre precedenti. Una delicata complessità olfattiva con note di distillato, nocciola, timo, polvere di caffè accompagna un sorso equilibrato, ancora molto dinamico, dove la trama sapida regala un finale indimenticabile.

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