Rassegna stampa
Dalla redazione
giovedì 8 agosto 2024

Valpolicella d'estate

Non solo grandi rossi, ma un carattere fresh & easy a misura dei nuovi wine lovers.


di Alberto Brunelli

La Valpolicella, dicono in molti, è una terra fortunata. La Borgogna d’Italia, azzarda qualcuno. Tutto vero. Ma da dove arriva questa fortuna? Dal basso, innanzitutto: colline calcaree dai panorami mozzafiato, vallate scavate dai progni, uve come la Corvina, il Corvinone e la Rondinella che solo qui hanno trovato la massima espressione. E pure dall’alto: irraggiamento solare ottimale grazie alle perfette esposizioni derivanti dalla morfologia del paesaggio, la vicinanza mitigatrice del Lago di Garda, le brezze rinfrescanti dai Monti Lessini. Ma la buona sorte di questo territorio ha anche un’altra origine, ed è forse la più importante: l’uomo. In poche altre regioni viticole del mondo si assiste così fascinosamente alla continua cesellatura di tecniche enologiche uniche e “autoctone” raffinate nei decenni e applicate ad un corredo già così generoso, come detto, a livello di terroir. Basti pensare alla tecnica dell’appassimento delle uve per la produzione dell’Amarone (e oggi in misura minore del patriarca Recioto) – la celebre “messa a riposo” – che qui ha un’entità talmente radicata da meritare la candidatura UNESCO, oppure alla tecnica delripasso, che non ha eguali nel mondo e ha generato con l’omonimo vino un fenomeno commerciale di portata globale sin dagli albori del nuovo millennio. Se si chiedesse ad un qualunque wine lover del mondo cosa abbia assaggiato della Valpolicella, probabilmente menzionerà uno di questi due vini: questo perché, in effetti, sono i più conosciuti e quelliche fanno i numeri. In realtà, però, c’è molto di più.

 

Freschezza inaspettata

Se la Valpolicella viene comunemente associata a grandi rossi di struttura, alcolicità e longevità, ciò che purtroppo non sempre emerge è la sua capacità di generare anche prodotti di carattere opposto. Ciò, paradossalmente, si realizza proprio con il vino che porta il nome del territorio: il Valpolicella DOC. Lasciando per un momento da parte la sua versione “Superiore”, questo vino è la sintesi della freschezza: perfetto per un consumo giovane e a basse temperature di servizio, dall’acidità rampante e bassa alcolicità, aromaticità tipica e spiccata (anche a livello terpenico, il che non è così comune) può senz’altro posizionarsi con successo nel panorama mondiale dei light reds, l’attuale tendenza di mercato per i rossi. Lo sa bene chi ha partecipato a “Venezia Superiore”, l’evento organizzato lo scorso luglio dal Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella sotto alle splendide logge della Pescheria di Rialto. Una giornata di musica, convivialità e festa in cui il Valpolicella DOC si è proposto freddo, come aperitivo o in abbinamento a tipici cicchetti veneziani a base di pesce. Sdoganare i canoni di consumo, servizio e l’abbinamento di un vino rosso non è facile, ma talvolta si rende necessario. Come si è detto, fra le fortune della Valpolicella c’è quella legata all’uomo, che in circa un secolo ha costruito una gamma di vini rossi dalla segmentazione ottimale: l’easy-drinking Valpolicella, la sua versione Superiore, il Valpolicella Ripasso di posizionamento intermedio, il full-bodied Amarone, e perfino la nicchia dolce del Recioto. In questo modo, potendo contare su un vino young da trattare – di fatto – come un bianco, si possono appagare i nuovi consumatori senza deludere quelli tradizionalmente più legati alla Valpolicella “di sostanza”, e si può offrire un rosso che non perda quote di mercato nei mesi estivi.

 

Educazione e sperimentazione

Il mondo del vino è disseminato di paradossi, e la Valpolicella non fa eccezione. Uno degli interrogativi che in questi anni risuona in Valpolicella è: quanto si può percepire il terroir nei grandi rossi (spesso molto tecnici)? La questione è complessa. Il Valpolicella DOC Superiore è stato oggetto di uno studio poliennale molto approfondito che ha visto il Consorzio, insieme al Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona, studiare le variabili ambientali di diversi siti e realizzare microvinificazioni e profilazioni aromatiche, insieme alla ricerca di pattern stilistici dei vini già in commercio. Tutto questo per individuare nel Superiore il perfetto compromesso fra l’espressione del territorio senza “interferenze” tecniche e un’opera mirata all’eleganza sia in termini di vinificazione che di affinamento. La sperimentazione, culminata nel 2023, è stata coronata da tre serate di blind tasting dedicate ai produttori della Valpolicella, che hanno potuto raffrontare diversi stili autoctoni affiancati alla cieca da competitor esteri di simile profilo e posizionamento. Nel 2024, il focus si è spostato sul Valpolicella DOC nella sua versione d’annata. Stesso modus operandi: tre serate consecutive organizzate dal Consorzio ad inizio agosto per spingere i produttori al confronto, all’analisi e, perché no, all’autocritica. Esempi light di Bordeaux, Loira, Beaujolais, Borgogna e Pays d’Oc sono stati proposti alla cieca insieme ad altrettanti Valpolicella DOC, tutti serviti intorno ai 10°C. Un confronto che ha visto più di 100 produttori misurarsi in modo costruttivo ed esplorare con un nuovo approccio la fascia di vini rossi Fresh & Fruity, secondo i canoni della SAQ. Sotto l’autorevole guida di JC Viens sono emerse interessanti considerazioni, e si sono analizzati – oltre ai profili dei vini – anche il loro posizionamento commerciale, il valore percepito, la tipicità, le prospettive. Insomma, mai smettere di studiare!

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