Wine Experience
Dalla redazione
mercoledì 5 giugno 2024

Lo Champagne: Viaggio nel mito

Parte I: i «Blanc de Blancs»

Daniele Adorno


Alberto Lupetti, giornalista professionista specializzato nello Champagne, uno dei più importanti critici al mondo di questo vino, evoca e dipinge magistralmente con rapide pennellate di colore, come un grande impressionista francese, un territorio ed una denominazione unica e traboccante di storia.
Per chi è già stato in Champagne ed ha provato l’emozione di perdersi tra i villaggi che si susseguono lungo il corso della Marna, o anche solo per chi, almeno una volta nella vita, ha bevuto le mitiche bollicine, pare strano sentire associare questo nome ad un vino perché nell'immaginario collettivo è un prodotto che ha una propria identità e natura. 
Nel XIX secolo diventa il vino dei Re e, di pari passo, il Re indiscusso dei vini. Ciò che lo rende unico è un territorio estremo, al limite delle condizioni di produzione qualitativa della Vitis Vinifera.
La straordinaria conformazione geologica della regione, con il suolo prevalentemente di natura sedimentaria e ricco di calcare, gesso, marna, talvolta argilla (che si identifica con la Craie) e oltre tre secoli di savoir fair di generazioni di Champenois, hanno reso possibile la nascita di etichette diventate nel tempo iconiche. A far da padroni alle complessità di articolazione dello Champagne sono i Vigneron e le Maison, denominati Recoltant Manipulant e Negociant Manipulant.

1) Champagne Brut Nature Blanc de Blancs Grand Cru «Mesnil Expérience» - André Jacquart.
Marie Doyard possiede 24 ettari divisi in 200 parcelle di cui 16 a le Mesnil-sur-Oger Grand Cru, 4 a Vertus e 4 nell’Aube.
Questo Champagne è frutto di preassemblaggi eseguiti già in vigna e di fermentazione in barrique di Borgogna di quarto passaggio, senza malolattica. 100% da uve di Chardonnay provenienti da le Mesnil-sur-Oger Grand Cru da quattro parcelle con età superiore ai 55 anni e una base di vendemmia 2017. Quattro anni sui lieviti e dégorgement nel Novembre 2022 senza alcun dosaggio.
Di colore giallo paglierino tendente al dorato con un perlage fine e persistente. All’olfatto si avverte subito la ricchezza dello Chardonnay di Mesnil quasi al pari dei grandi Chardonnay di Borgogna. Molto rappresentativo con la sua vinosità ed una modulata verticalità e tensione. Richiami esotici e di agrumi, mela verde, pasticceria, torrone e spiccate note minerali evocano percezioni di Craie bagnata. All’assaggio sorprende per l’inaspettata rotondità, caratteristica rara per i non dosati. La bollicina è carezzevole, asciutta e di classe. Totale assenza di grassezza, tipica di molti Blanc de Blancs, che lascia il posto ad uno sfondo agrumato, molto persistente, tipico del vitigno. Dopo una chiusura potente si avvertono leggerissime sensazioni ossidative che richiamano uno stile introdotto da Jacque Selosse negli anni Ottanta. Champagne molto espressivo che mostra tutte le potenzialità del vitigno.

2) Champagne Pascal Agrapart Avizoise 2017 Extra-Brut Blanc des Blancs Grand Cru.
Siamo ad Avize, il Grand Cru che contende a Cramant il titolo del miglior villaggio della Côte des Blancs.
La differenza tra i due villaggi è che Avize risente della stagioni mentre Cramant è protetta dalla collina boscosa di Butte de Saran ed è per questo piuttosto regolare nelle diverse annate.
12 ettari di chardonnay tra i comuni di Avize, Cramant, Oger ed Oiry. Pascal Agrapart è stato il primo a promuovere l’abolizione dell’uso incondizionato del diserbo, praticando l’erpicatura in vigna con la sua leggendaria giumenta biancha Vénus.
Avizoise è forse lo Champagne più identificativo di Agrapart. Rifermentato con il tappo di sughero. Millesimo 2017 proveniente da due parcelle di Avize che presentano uno strato affiorante di argilla di circa mezzo metro, prima di trovare pura Craie. Fermentazione malolattica svolta con passaggio in legno e 64 mesi sui lieviti. Dégorgement e successivo dosaggio di 3 g/l.
Giallo dorato luminoso, con un perlage sottile e persistente. All‘olfatto si percepisce subito un frutto bianco generoso intrecciato ad intriganti note floreali, poi ancora arancia e mandorle tostate, con una piacevole nota di noce moscata e zenzero. Mantiene all’assaggio una freschezza avvolgente con ritorni fruttati di trama fittissima e grande profondità con richiami retronasali floreali ed agrumati. Sorso sferico con una progressione che va dolcemente a sfumare. La chiusura evoca una sensazione calcarea e suggestioni calde e speziate che aggiungono cremosità al finale.

3)Champagne Diebolt-Vallois Fleur de Passion 2014 Blanc des Blancs Extra Brut.
Village Grand Cru di Cramant che contende ad Avize la perla del villaggio più importante. Gli Champagne provenienti da questa area sono cremosi, leggeri e con una bella mineralità perché il comune è un anfiteatro aperto con esposizione ad est, composto da tanti piccoli pendii che possono dare origine a diversi stili all’interno del suo unico fil rouge.
Jacques Diebolt nel 1960 sposa Nadia Vallois ed insieme nel 1978 fondano la propria Maison. Oggi producono 150.000 bottiglie. I due figli Isabelle e Arnoud lavorano entrambi nell’azienda di famiglia.
Diebolt-Vallois ha la fama di produrre i migliori Blanc de Blancs di Champagne.
Questa Cuvée de Prestige ha una storia interessante. Nel 1954 il nonno di Jacques creò uno Champagne con i vini ottenuti dalla vendemmia del 1953 per festeggiare il ritorno dalla guerra di Algeria di Jacques. 100% Chardonnay proveniente da 7 particelle di Cramant piantate con vecchie vigne, fermentato in “pièce” senza lo svolgimento della malolattica ed ottenuto da tiraggio con il tappo di sughero. A metà degli anni Ottanta venne degustato da due grandi sommelier francesi che gli chiesero di riprodurlo e commercializzarlo. Dopo il primo tentativo del 1989, finalmente nel 1995 venne alla luce il Fleur de Passion.
Attualmente prodotto in 9.000 bottiglie da vigne di 70 anni con fermentazione in barrique di legno nuovo e senza svolgimento della malolattica. 7 mesi di élevage prima del tiraggio. 3 g/l il dosaggio. 8 anni sui lieviti.
Giallo oro brillante e perlage molto fine e persistente. Caratterizzato da note di pesca bianca, mela golden, fiori bianchi tra cui spicca il caprifoglio, pane tostato ed un sottofondo di spezie dolci. All’assaggio l’energia e la pulizia sono caratteristiche fuse e coese. La tipica grassezza del frutto non è evidente, ma stupiscono la profondità e la grande freschezza che, insieme a fittezza, intensità e ad una nota di riduzione molto accattivante, danno al sorso una rara piacevolezza. Il dosaggio perfetto dello zucchero lascia al palato una sensazione asciutta, molto verticale. Una spiccata mineralità porta ad una chiusura sapida ed interminabile rivelata da grande salivazione. Perlage setato di rara emozione. Il 2014 è stata un’annata difficile che potrà svelarsi completamente solo con il tempo.

4)Champagne Louis Roederer Blanc de Blancs 2018.
Esempio di Maison eccezionale. Un solo individuo al vertice decisionale e tutti gli altri soci che possono soltanto beneficiare dei dividendi aziendali. Unica Maison autosufficiente con il 70% delle proprie uve. Selezione massale delle piante e nessun utilizzo di cloni e potature che garantiscono grande longevità alle vigne.
Jean-Baptiste Lecaillon è l’attuale Chef de Caves. Roederer ha 10 ettari certificati biodinamici e altri 115 certificati ad alto valore ambientale. I vigneti più importanti sono tutti impiantanti nella Vallée de la Marne. I mosti migliori sono fermentati in tini tronco conici di legno. In particolare, lo Champagne in degustazione è realizzato con uve di Avize provenienti da 4 parcelle situate sulla Côte, una grande salita naturale di 800 m di altitudine con un dislivello di 84 metri.
Il 28% delle uve fanno passaggio in legno senza lo svolgimento della malolattica. E’ uno champagne demi-mousse ovvero spumantizzato a 4,5 atmosfere. 6 anni sui lieviti con dégorgement ad aprile 2023. 7 g/l di dosaggio.
Giallo paglierino luminoso, con riflessi verdognoli ed un perlage fine e persistente. All’olfatto si mostra nobile, fine, quasi leggero e molto floreale con un susseguirsi di profumi intensi e seducenti di frutta a polpa bianca, agrumi e note minerali con un leggero tocco di mandorla e brioche. Questo Champagne ha un carattere elegante e sottile ma sicuramente non etereo. Grande finezza e profondità all’assaggio con un perlage carezzevole, moto delicato e levigato dalla cremosità. Ricca fittezza che sfuma in una chiusura che evoca ricordi agrumati e minerali. Ha tutta la finezza dei vini di Avize pur essendo stata un’annata difficile. Promette di invecchiare straordinariamente bene, come tutti gli Champagne Roederer che sono di grande tecnica, precisione ma anche emozione.

5)Champagne Geoffroy Volupté 2016.
Dalla Grande Vallée de la Marne, zona di produzione antichissima. 12 villaggi con 2 Grand Cru: Ay e Tours-sur-Marne. Nella Valle de la Marne si trovano principalmente vigne di pinot meunier, mentre nella zona storica della Grande Valle de la Marne il principe incontrastato è il pinot noir.
Champagne Geoffroy vuol dire essenzialmente tradizione familiare. Le uve provengono tutte dal villaggio di Cumieres Premier Cru in cui le uve di pinot noir sono tipicamente a maturazione precoce. I suoli sono mediamente calcarei con Craie ma anche argilla, limo e tufo. Geoffroy utilizza solo prodotti organici e segue il calendario lunare per le vendemmie. Dal 2008 l’azienda si è trasferita da Cumieres ad Ay, nella struttura che accoglieva Champagne Collet. La fermentazione avviene in barrique di Borgogna e botti austriache di Stockinger. Il Volupté Blanc de Blancs è inusuale perché proviene da terre di uve nere. 100% Chardonnay da due vecchie parcelle a Sud-Est. Prima fermenta in botte, l’altra in acciaio senza svolgimento della malolattica. 6 anni sui lieviti e tiraggio tardivo a luglio 2017. 4 g/l di dosaggio. Produzione di sole 4.500 bottiglie. Dedicato alle figlia Margaux.
Giallo paglierino dai riflessi dorati con spuma fine e leggera. All’olfatto appare completamente diverso e fuori dagli schemi dei classici Blanc de Blancs. Per nulla opulento ma piuttosto sottile anche se paradossalmente molto minerale. La sua eleganza è maggiormente apportata dal floreale con un susseguirsi di note speziate e vinose. Già all’olfatto appare più simile ad un vino fermo piuttosto che ad uno Champagne. All’esame gusto olfattivo si ritrova una bella vinosità che accompagna un frutto generoso e dinamico. Parte con grande ampiezza all’attacco del sorso andandosi poi a distendere senza eccedere in acidità e sapidità. La pienezza del sorso è assolutamente appagante e mai stancante. Questo Chardonnay in purezza risalta per l'inusuale equilibrio tra vinosità e rotondità che richiede un accompagnamento gastronomico con qualche piatto strutturato, anche di carne bianca.

6)Champagne Eric Taillet Bansionensi 17.
Vallée de la Marne riva destra, villaggio di Baslieux-sous-Châtillon, dove fa da padrone il Pinot Meunier, variazione genetica del Pinot Noir. Resistente al freddo e con germogliamento tardivo, pertanto protetto dalle gelate primaverili. 80-85 giorni di ciclo vegetativo. Il grappolo non si distingue dal Pinot Noir, le foglie sono più alte e durante la ripartenza del ciclo vegetativo si ricoprono di pruina che sembra farina.
Il segreto per valorizzare il Meunier è quello di non fargli svolgere la malolattica perché è un uva già morbida che dà vini fermi di buona bevibilità. Purtroppo il Pinot Meunier per la sua resistenza al freddo è stato sempre impiantato in zone infelici, rimanendo un grande vitigno parzialmente inespresso.
Eric Taillet è fortemente territoriale ed è conosciuto come il Re delle Uve perché costruisce i suoi Champagne su vini base di immensa piacevolezza. Questo produttore ha la fama di fare i migliori Meunier di tutta la Champagne.
Possiede solo 5,75 ettari, ma acquista da alcuni parenti le uve Meunier. E’ il primo Champagne a ritornare all’agricoltura promiscua ovvero con alberi da frutto in mezzo ai vigneti. In estate inizia il lavoro del suolo mantenendo l’inerbimento a filari alternati. Si vanta di avere 1.000 vermi a metro quadro di terreno per far intendere che la sua terra non conosce uso di diserbanti. Eric brevetta due pressature di Cuvée intorno ai 17,5 ettolitri, tutto il resto per lui è fermentazione calma e lenta in acciao termoregolato ed in parte in legno. Riserva perpetua, nessuno svolgimento di malolattica. Bansionensi è il nome antico in latino del villaggio di Baslieux. I suoi champagne di punta sono sempre e solo con assemblaggio di due annate. Tiraggio con il sughero. 18 mesi Sur Lattes e poi Sur Pointe (a testa in giù) per farli invecchiare molto a lungo in ambiente riduttivo. Bansionensi proviene da due parcelle: una con terreno di argilla profonda, l’altra con silex ciottolosa. La prima parcella viene fermentata in acciaio, la seconda solo in legno. 1,5 g/l di dosaggio e dégorgement nel 2022. 3 anni sui lieviti ed aggiunta di Liqueur d'Expedition con vini del 2004.
Dal colore giallo paglierino carico con riflessi dorati. All’olfatto sovviene polvere da sparo e mineralità più pietrosa. E’ un Meunier che sembra non vedere ambiente ossidativo. C’è frutto fresco e netto tra cui spicca la ciliegia, poi sentori floreali e anche vegetali di menta fresca. Mantiene una bellissima tensione e si allontana dal ricordo di molti Meunier che appaiono generalmente più “seduti”. All’assaggio rivela l’uso di legno anche se sul finale rimane in risalto il frutto fresco molto gustoso, una struttura vellutata ed elegante, una freschezza sorprendente in sinergia con una delicata sapidità. Grande bevibilità accentuata da un’intrigante carattere floreale.

articoli correlati
Trentodoc, le riserve
giovedì 21 novembre
La pazienza del saper aspettare
Canary Wine
giovedì 21 novembre
Un viaggio nella mineralità vulcanica dei vini delle isole Canarie
Malvasia in porto – Malvazije v pristanum
lunedì 11 novembre
AIS Veneto porta le Malvasie del Carso a Venezia
INCROCI – E INCONTRI - DI CULTURA
giovedì 31 ottobre
La wine experience dedicata ai vini del prof. Manzoni