Francesco Mancini
Una degustazione insolita, la Francia che non ti aspetti. Tutti siamo abituati a parlare e a sentir parlare di Bordeaux, Borgogna, naturalmente Champagne, Valle della Loira e chi più ne ha più ne metta. E lo Jura? Dov’è? Chi conosce questa piccola e remota zona della Francia Orientale, sita nella storica regione Franché-Compté, di cui elogiava i vini Plinio il Giovane già nel I° sec. d.C.?
Il 18 aprile scorso la delegazione di Belluno ha proposto, presso il ristorante Villa Carpenada, una serata dedicata a questa piccola regione francese, coinvolgendo nel racconto niente di meno che il miglior Sommelier d’Italia 2021, Stefano Berzi, classe 1992, conoscitore ed estimatore della Francia, in particolare dello Jura. Tra il pubblico presente anche il Presidente Emerito AIS Eddy Furlan. La prima battuta è proprio del Presidente Emerito, che la Francia l’ha girata e "degustata" in lungo e in largo, prima di cominciare ci fa una confidenza: < Sono proprio curioso di cominciare la serata e ascoltare Stefano che ci racconta i vini dello Jura, rispetto ad altre zone francesi la conosco meno>.
Berzi introduce la regione parlando, oltre che della storia, soprattutto dei vitigni, del terreno e delle interpretazioni che i vignaioli vogliono dare ai loro vini così tipici e legati a questo territorio: una parola, tutta francese, che riassume il concetto è terroir.
Ma andiamo per ordine: i vitigni principali della regione sono il savagnin e lo chardonnay per quanto riguarda i vitigni a bacca bianca, e il pinot noir, il poulsard e trousseau per quanto riguarda i vitigni a bacca nera.
I terreni dello Jura sono unici: marnosi, calcarei ed è usuale trovare fossili marini. Consideriamo che fino a 70 milioni di anni fai qui c’era il mare; l’altitudine va dai circa 250 ai 450 metri, ideale per la viticoltura; le vigne sono tutte esposte a sud-sud est e su pendii che vanno dal 10% a quasi il 40% di pendenza; in alcune parti siamo a livelli di viticoltura eroica. I venti caldi e le vallate strette consentono maturazioni tardive.
L’impronta infine che ne vogliono dare i vignaioli è originale: i loro vini non sono creati per piacere a tutti, non sono vini cosiddetti “ruffiani”, spingono invece sulla schiettezza e riconoscibilità al palato, specialmente per quanto riguarda le varietà autoctone trosseau, poulsard e savagnin, forse tra tutti il più particolare e rappresentativo.
La degustazione dei cinque vini è guidata da Berti, che ha introdotto gli ospiti prima nella regione e, successivamente, nelle sensazioni che portano ai sensi. Dei cinque campioni alcuni si presentavano non Filtré, ovvero non filtrati; il colore è sicuramente meno luminoso e affascinante. Nella degustazione del Domaine Michel Gahier - Le Rouge du Max (Trousseau) 2022 e Domaine Les Dolomies Arco 2022 la durezza, la acidità e la sapidità diventano importanti. Il sorso è il più delle volte stretto, e nel Domaine Rolet Père et Fils - Arbois Vin Jaune 2011 per esempio lo stampo ossidativo è evidente.
I vini dello Jura, anche i bianchi, sono pensati per avere lunga vita davanti. Basti pensare al Vin Jaune, caratterizzato spesso dal color oro, prodotto da sole uve savagnin con lo sviluppo della flor (una patina biancastra che si forma solo in determinate condizioni di temperatura e umidità, e in botti parzialmente scolme) che deve essere affinato almeno 50 mesi in botte prima della commercializzazione. L’AOC Chateau Chalon è solo Vin Jaune ed è il più rappresentativo di questa tipologia.
Nel finale c'è un simpatico scambio di battute tra Berzi e Furlan: la conoscenza di questa regione ha sicuramente sorpreso qualcuno, ma non si può nascondere che i francesi, possono piacere o non piacere, ancora una volta dimostrano di avere personalità.
I VINI IN DEGUSTAZIONE:
Bénédicte et Stéphane Tissot Blanc de Noir
Bénédicte et Stéphane Tissot - Poulsard 2022
Domaine Michel Gahier - Le Rouge du Max (Trousseau) 2022
Domaine Les Dolomies Arco 2022
Domaine Rolet Père et Fils - Arbois Vin Jaune 2011