Antonella Pianca
Mercoledì 13 marzo 2024 Maurizio Dante Filippi, miglior sommelier d’Italia 2016 e Gian Luca Grimani, responsabile della guida Vitae per l’Umbria, entrambi ambasciatori dei Vini d’Orvieto, hanno raccontato ai sommelier della delegazione AIS di Treviso, una storia fatta di saperi, cultura, territorio e persone dei “Vini d’Orvieto”; un vino importante - il più celebre dell’Umbria e dell’Italia Centrale - e uno dei pochi vini che porta il nome del luogo, perché da sempre Orvieto è il contenitore del vino, ed è pertanto il frutto di una relazione tra la vite e la sua zona di produzione.
Situata in una zona rinomata fin dall’antichità per i suoi vini bianchi, la denominazione “Orvieto e Orvieto Classico” (DOC dal 1971) ricade in tredici comuni della provincia di Terni e in cinque comuni nell’alto Lazio. Il disciplinare prevede che i vini possano essere prodotti nelle tipologie: secco, abboccato, amabile, dolce, superiore, vendemmia tardiva e la versione muffa nobile. Quest’ultima è il frutto di particolari condizioni igrometriche, influenzate dalla presenza del Lago di Corbara, che creano un microclima unico e favoriscono lo sviluppo della aristocratica muffa “Botrytis Cinerea” responsabile di una inconfondibile complessità aromatica.
La storia dei vini Orvietani ha radici antichissime ed è sicuramente riconducibile agli Etruschi, i tanti reperti ritrovati ci raccontano di un sistema di vinificazione e di conservazione di un vino dolce e aromatico nelle grotte di tufo, dove la temperatura poteva mantenersi naturalmente bassa e costante. La fama del vino amabile di Orvieto, preferito dagli Imperatori di Roma, continuò pure in epoca medievale e rinascimentale, grazie a vescovi, cardinali e papi che soggiornarono nella città e nei dintorni. Il vino ha uno stretto legame anche con il capolavoro d’arte in stile romanico-gotico che è il Duomo di Orvieto, simbolo stesso della città. Le cronache narrano che l’ambìto vino locale fosse molto apprezzato da grandi artisti del rinascimento come il Pinturicchio e Luca Signorelli, i quali richiedevano esplicitamente come onorario per gli affreschi del Duomo pure una fornitura di vino Orvietano. Le cronache dell’epoca raccontano che un committente licenziò il Pinturicchio dopo un anno, “per aver usato troppo blu, troppo oro e troppo vino”.
D’Annunzio chiamava questo vino “Sole d’Italia in Bottiglia”e Garibaldi brindò con l’Orvieto insieme ai Mille prima di lasciare il porto di Talamone. Negli anni trenta del novecento, il prof. Giorgio Garavini, ispettore del Ministero dell’Agricoltura, circoscrisse la zona di produzione del “Vino Tipico di Orvieto”, zona che ancor’oggi delimita la DOC. Lo stesso prof. Garavani riporta che talvolta il “Vino di Orvieto” veniva ritenuto più gustoso dei “Sauternes francesi” in quanto privo del “sapore di zolfo, che invece si riscontra quasi sempre in questi ultimi”
Oggi i due principali vitigni ammessi dal disciplinare di produzione della denominazione “Orvieto DOC” sono il trebbiano toscano (o procanico) e il grechetto, per almeno il 60%, ai quali si aggiungono altre varietà di uve autorizzate alla coltivazione in ambito regionale o provinciale, come: drupeggio, verdello, malvasia toscana, ma anche altri vitigni internazionali, come ad esempio, il sauvignon blanc e lo chardonnay. L’area geografica vocata alla coltivazione delle uve si estende lungo la fascia collinare a sud ovest dell’Umbria, fino all’alto Lazio. Un territorio suggestivo, prevalentemente collinare, di origini antichissime, dove la vite può godere di una complessa ed articolata varietà di terreni: tufacei di origine vulcanico-argillosa; argillosi nella parte centrale e verso nord; sabbiosi con ricca presenza di fossili marini nella zona nord-est; alluvionali con sabbia e limo lungo il fiume Paglia.
Vini bianchi, identitari e di carattere, che sorprendono per le loro incredibili doti di longevità, capaci di stupire anche dopo molti anni dalla loro uscita in commercio, perché “il tempo è capace di far esprimere il terreno anche dopo decenni”
Nel corso della serata, sono stati degustati:
Spes 2022 - Orvieto Classico Superiore DOC - Tenuta di Freddano - Orvieto (TR) -alc. 14% vol. - Da uve di grechetto, malvasia, procanico, rupeccio e verdello.
Brillante veste dorata. All’olfatto rivela una raffinata successione di aromi citrini di lime e mandarino seguiti da profumi di mela renetta, pera, richiami di erbe mediterranee e fiori di tarassaco. All’assaggio racconta la capacità di esprimersi un po' alla volta con una vivida acidità ed una mineralità salmastra, che vanno a bilanciare una gradevole rotondità.
Composizione del suolo: Terreno sedimentario sabbioso-calcareo, ricco di fossili.
Vigneto Torricella 2022 - Orvieto Classico DOC – Bigi - Orvieto (TR) - alc. 13% vol. - Da uve di trebbiano toscano, verdello, grechetto, malvasia, drupeggio.
Giallo paglierino tendente al dorato. All’olfatto le note iniziali ricordano i fiori primaverili, note vegetali di erba fresca, profumi di frutta a polpa bianca, di agrumi e accenni di pietra focaia. Al sorso, l’impatto gustativo sorprendere per la sua bilanciata sapidità, che arriva dopo un ingresso morbido. Vino bianco di grande fascino.
Composizione del suolo: Terreno sedimentario con ricca presenza di argilla.
Mare Antico 2022 - Orvieto Classico Superiore DOC – Decugnano dei Barbi - Orvieto (TR) -alc. 13% vol. - Da uve di: grechetto, chardonnay, vermentino e procanico
Sfavillante giallo paglierino con riverberi dorati. All’olfatto raffinati sentori di fiori di acacia e di sambuco, fresche note agrumate di cedro, lime, poi erbe officinali che ricordano il timo, la melissa e sfumature di talco e calce che vanno ad arricchire il bouquet. Sorso teso, impatto gustativo importante, chiude con fervida freschezza e dinamica mineralità. Un vino che esprime carattere e territorialità.
Composizione del suolo: Terreno chiaro, sciolto e sabbioso, ricco di fossili marini e conchiglie.
Tragugnano 2020 - Orvieto DOC – Sergio Mottura – Civitella d’Agliano (VT) - alc. 13,5% vol. - Da uve di grechetto 50%, procanico 40% e sauvignon 10%
Lucente giallo paglierino con nuance dorata. All’olfatto rivela la sua profondità ed il suo carattere con aromi floreali e fruttati di macedonia di frutta, di pera conservata, un tratto resinoso, vegetale di menta selvatica e sentori di sottobosco. All’assaggio è vigoroso ed avvolgente, con una decisa freschezza ed una mineralità che persiste nel finale. Un vino gastronomico, di buona piacevolezza gustativa e grande potenziale di evoluzione.
Composizione del suolo: Terreno sedimentario con presenza di fossili marini, ciottoli e agglomerati calcarei.
Campo del Guardiano 2021 - Orvieto Classico Superiore DOC - Palazzone – Orvieto (TR) - alc. 13,5% vol. - Da uve di procanico, grechetto, verdello e malvasia
Giallo paglierino con riverberi verdolini. All’olfatto ampio e ricco bouquet con profumi di fiori di campo, note agrumate, sentori fruttati di mela e pera e di erbe aromatiche, cui seguono sensazioni minerali e salmastre. In bocca il sorso è teso, compatto, con un appagante finale fresco-sapido. Molto persistente. Un vino con un’espressività sorprendente ed una straordinaria capacità di evoluzione, che torna ad interpretare la ricchezza dell’originario “uvaggio di campo”.
Composizione del suolo: Terreno sedimentario argilloso con piccole presenze vulcaniche.
Albaco 2022 - Orvieto Classico Superiore DOC – Altarocca – Terni (TR) - alc. 13,5% vol. - Da uve di grechetto, chardonnay, procanico
Giallo dorato vivido e luminoso. All’olfatto gli intriganti profumi di fiori di elicriso, frutta con nuance tropicali che ricordano l’ananas ed in successione la pesca gialla e il melone, si amalgamano con la sensazione di spezia dolce. In bocca il sorso iniziale è avvolgente e morbido, poi ritrova dinamicità e tensione. Vino sottile, con buona tensione gustativa che richiama il territorio.
Composizione del suolo: Terreno prevalentemente di tipo vulcanico, argilloso e sedimentario.
Calcaia 2020 - Orvieto Classico Superiore DOC Muffa Nobile - Barberani - Orvieto (TR) - alc. 11,5% vol. - Da uve di grechetto e procanico
Giallo dorato lucente. All’olfatto rivela il suo carattere nobile con eleganti sentori floreali di fiori di lavanda e camomilla, cera d’api, zafferano ed un ritorno di delicati aromi di frutta matura, agrumi canditi e nel finale lievi sfumature di grafite. Al palato è ricco, avvolgente, con una piacevole componente fresco-sapida. Vino di grande intensità aromatica e gustativa.
Composizione del suolo: Terreno sabbioso, sedimentario argilloso.
Tutti vini degustati chiamano naturalmente la tavola. Il Presidente Emerito Edi Furlan suggerisce di abbinare l’Orvieto Classico Superiore “Campo del Guardiano” con gli asparagi bianchi gratinati e il pregiato “Muffa Nobile Calcaia” con la capasanta rosolata con foie gras.
Un ringraziamento alla Delegazione AIS di Treviso ed ai sommelier Maurizio Dante Filippi e Gian Luca Grimani, per averci fatto scoprire la storia e la particolarità vinicola dell’Orvietano. Una serata indimenticabile anche per il coinvolgente stile narrativo dei relatori, che ha arricchito la degustazione.