Claudio Serraiotto
Il territorio vitivinicolo dell'Alto Adige è caratterizzato da forti contrasti e dalle vette alpine. Uno scrigno di sole, con 300 giornate medie di cielo terso all'anno, le Alpi a fermare le perturbazioni nordiche, ma non i venti, che scontrandosi con i più caldi dell'Adriatico e con l'Ora del Garda garantiscono escusioni termiche e sanità dell'uva. Più di venti vitigni diversi (64% da varietà bianche, 36% rosse) vengono coltivati dal mite fondovalle ai 1000 metri di altitudine ai piedi delle Dolomiti, varietà che 5000 viticoltori in 5700 ettari e oltre 270 cantine provvedono ad imbottigliare. Tra tutti questi vitigni hanno importanza quelli della famiglia dei Pinot: Pinot Bianco, Pinot Grigio, Pinot Nero e Chardonnay, sì avete letto bene!, Chardonnay, che rientra nella famiglia dei Pinot in quanto lontano e riconosciuto incrocio fra Pinot Nero e Guais Blanc.
Scopriamo alcuni vini prodotti con questi vitigni guidati da Andrè Senoner, Sommelier professionista AIS e comunicatore.
La serata viene promossa dal Consorzio Vini Alto Adige che ha messo a nostra disposizione otto etichette.
La realtà Alto Atesina è una bellissima convivenza tra le cantine sociali e privati produttori, le cooperative con i piccoli conferitori sono un punto di riferimento. Come funziona la cantina sociale? Basti pensare che tanti anni fa non tutti avevano i soldi per comprarsi una botte, figuriamoci una pressa per vinificare, quindi hanno unito le forze, ognuno raccoglieva l'uva e la portava in un conferimento. Qual è la ragione del successo delle cooperative in Alto Adige? Il Vignaiolo non viene pagato in base ai quintali ma alla qualità del consegnato.
In degustazione: