Di Lina Pison
Anche se spesso lontana dai riflettori, la Spagna è uno dei principali produttori di vino al mondo con una forte vocazione per le varietà autoctone. La degustazione “Cava e Priorat, i gioielli della Catalunya”, organizzata dalla delegazione AIS di Belluno lo scorso venerdì 17 novembre al Ristorante Nogherazza di Castion, ha permesso ai partecipanti di conoscere le tradizioni vitivinicole catalane e di scoprire 3 diverse tipologie di Cava, 1 spumante Corpinnat e 4 espressioni di Priorat.
A guidare la serata il giovane sommelier e degustatore ufficiale di AIS Trentino, Michele Girelli, che durante il percorso di Master Sommelier ALMA-AIS a Colorno ha presentato come progetto di tesi un dettagliato approfondimento sul territorio del Priorat ancora poco conosciuto in Italia.
«Penso - ha esordito Michele Girelli - che una delle caratteristiche principali di un sommelier sia la curiosità e la Spagna regala uno spettro di vitigni autoctoni degni di nota. Credo, dunque, che la conoscenza delle principali denominazioni spagnole possa arricchire il bagaglio di un sommelier».
Il Cava, seppur poco conosciuto e proposto in Italia, occupa un’importante fetta del mercato del metodo classico in Europa: con oltre 200 milioni di bottiglie prodotte si posiziona al secondo posto dopo lo Champagne. Inoltre, la DO Cava, per i più curiosi e appassionati del metodo classico, regala un profilo organolettico unico nel suo genere, in quanto la scelta della denominazione è sempre quella di privilegiare le varietà autoctone, oltre ad un diffuso utilizzo della tipologia brut nature o dosage zero, ultimamente molto ricercata dai consumatori. Le principali uve impiegate per produrre il Cava sono xarel-lo, macabeo e parellada, coltivate soprattutto nel Penedés. «Il mio consiglio, per il primo approccio al Cava, proprio per questa sua differenza a livello di stile e organolettica, è di non confrontarlo mai con le altre denominazioni che usano i vitigni classici della spumantistica, ma di goderne per la propria piacevolezza e il proprio carattere unico», ha spiegato Michele Girelli.
Il più interessante tra i Cava proposti durante la serata di degustazione è stato il Pares Balta Blanca Cusiné Gran Reserva Brut Nature 2014. Un vino che ha affascinato per la sua tenuta nel tempo, colore oro molto carico di splendida vivacità, al naso un bouquet ampio che unisce una parte fruttata ancora viva a sensazioni più tostate, empireumatiche e di pasticceria, grande coerenza anche al palato, morbidezza e un inaspettato equilibro nonostante nessun dosaggio.
Gli altri Cava degustati sono stati: Pares Balta Brut Nature e Avynio La Ticota Gran Reserva Brut Nature 2016. Il Corpinnat degustato è stato il Recaredo Terrers Brut Nature 2019.
La DOCa Priorat è in continuo movimento e sviluppo tanto che negli ultimi anni il consorzio ha diviso il Priorat in 12 comuni e 459 parcelle. «Quello che mi ha affascinato del Priorat - ha detto Michele Girelli - è l’incredibile legame tra clima, suoli e le varietà di questo territorio, in particolare garnacha e cariñena, un territorio aspro e siccitoso dove la vita diventa dura sia per le persone sia per la vite, ma questo ha saputo plasmare il carattere sia dei viticoltori che dei vini. In un clima così siccitoso la vite riesce a fruttificare solo grazie a questi suoli llicorella, un’antichissima ardesia definita scistosa che si sgretola con grande facilità permettendo alle radici della vigna di andare molto in profondità a pescare le scarsissime risorse idriche che questo aspro territorio concede».
Il Priorat che ha colpito di più i sommelier è stato il Gratavinum GV5 2012 che nonostante l’olfatto molto austero ed evoluto poi al palato si è rivelato fresco, fruttato e potente rispecchiando appieno il territorio.
Gli altri Priorat proposti sono stati: Gratavinum 2πr 2021, Gratavinum Silvestris 2021 e Ferrer Bobet 2015.