di Massimo Soccol
Per opificio (dal latino opificium, luogo di lavoro-fabbrica) si intende una fabbrica o uno stabilimento industriale all'interno del quale avviene la trasformazione di una materia prima in un prodotto finito.
Wikipedia
A Gambugliano, un piccolo borgo sui colli Castellari, vivono poco più di ottocento anime.
Una di queste ha una grande passione e possiede un opificio.
Un luogo magico, di trasformazione, proprio come recita la definizione di Wikipedia: una fabbrica dove si trasforma una materia prima nel suo prodotto finito.
Qui dove il sole coi suoi primi raggi bacia le vigne e la brezza pomeridiana ne asciuga i grappoli, un uomo solitario sta operando nella sua officina vinicola.
Marco Buvoli, che nella sua precedente vita ha viaggiato in lungo e in largo per la Francia, ora coltiva con autentico amore il suo piccolo vigneto per studiare, sperimentare e ricavarne il calice di bollicine perfetto.
Nella mattinata del sabato 7 ottobre siamo stati accolti nel suo opificio, ci ha parlato di lui e delle sue terre. Abbiamo visitato la piccolissima cantina dove diraspa, pigia, fermenta e gioca con le barrique per creare uno spumante metodo classico che non ha nulla da invidiare al suo amato champagne che tanto ha degustato e analizzato in Francia.
Nei molti anni passati oltralpe come commerciale del settore automotive ha carpito segreti, parlato con appassionati Recoltant Manipulant, assaggiato e confrontato calici di decine di Vignerons diversi tra loro.
Poi… ha deciso di cambiare vita: trovata una vecchia cascina sulla sommità di Gambugliano la compra e si rimbocca le mani.
La ristruttura, sistema le vigne che la circondano, acquista vigneti sui Colli Berici e Euganei e crea l’opificio. Poi inizia a vivere veramente.
Appende la cravatta al chiodo, indossa i guanti del contadino e inizia a lavorare duro per la passione che gli pulsa dentro sin da quando è nato. Fare il suo champagne, nella sua terra.
Ogni anno arriva a tappare poco più di quindicimila bottiglie e di volta in volta, giocando con il metodo solera, sperimentando con le liqueur de tirage e d’expedition, migliora un prodotto già buono raggiungendo livelli d’eccellenza che lo glorificano con punteggi invidiabili e premi d’altissimo livello.
Ma non siamo giunti fin lì solo per parlare e ben presto i calici iniziano a riempirsi col primo extra brut: un Rosè lavorato per metà nel legno e per metà nell’inox, arricchito con una piccola dose di vini di riserva. Il color cipria e il suo perlage finissimo ci hanno coinvolto sin da subito.
Gli spumanti si sono intervallati danzando dai tre ai sette anni sui lieviti, con profumi di burro e pasticceria, finali agrumati e sapidi preparandoci a un Pinot nero in purezza assemblato con uva in parte diraspata e in parte a grappolo intero. Il suo colore rosso rubino portava con sé sentori di piccoli frutti rossi e spezie orientali.
La degustazione è proseguita con un secondo vino secco, ma bianco: uno Chardonnay del 2020 creato con le uve di un vigneto sito a Mossano, grande terreno vocato per produrre un calice luminoso e dorato, ben fruttato e con una acidità godibilissima.
L’opificio ha poi sfornato per noi ancora altre bottiglie: siamo tornati sulle bollicine con un Rosè maturato nel legno e affinato sette anni sui lieviti. Il “Solera” col suo calice oro antico, il “Super Sei” col suo ottimo equilibrio e infine il “Dodici”, coi profumi di elicriso, di liquirizia e nel finale una nota di giuggiola.
È stato un viaggio di una mattinata che ci ha portato nella regione dello Champagne semplicemente salendo sui colli dell’alto vicentino. Ecco cosa succede quando l’amore per la terra e il buon vino incontrano un uomo che ha custodito per anni un grande sogno, riuscendo poi a realizzarlo!
I vini serviti sono stati i seguenti
Rosè Tre 2023 - Cantina Buvoli
Tre 2023 - Cantina Buvoli
Pinot nero 2018 - Cantina Buvoli
Chardonnay 2020 - Cantina Buvoli
Sette 2023 - Cantina Buvoli
Solera 2023 - Cantina Buvoli
Super Sei 2023 - Cantina Buvoli
Dodici 2023 - Cantina Buvoli