Silvia Elena Trevisan
Ama la luce e il calore del sole, i terreni ricchi di calcare e argille rosse. Non teme la siccità e riesce a dare rossi eleganti, adatti all’invecchiamento: è il Tai Rosso (ex Tocai), principe dei Colli Berici, a sud di Vicenza. A guidarci nella scoperta di questo prodotto, punta di diamante dell'enologia berica, due relatori: Claudio Serraiotto, relatore Ais Delegazione di Vicenza, e Giovanni Ponchia, enologo e direttore del Consorzio Tutela Vini Doc Colli Berici e Vicenza.
L'evento è stato organizzato in collaborazione con il Consorzio che ci ha ospitati nella sua sede di Lonigo. In degustazione dieci vini di altrettanti produttori, caratterizzati da una differente vinificazione, dallo spumante alla riserva, per finire con una versione ottenuta con la tecnica dell’appassimento.
Tai Rosso, un po’ di storia
La prima testimonianza relativa alla presenza del vitigno risale al 1930. Il Montanari lo cita “tra le tante varietà da salvare consigliate dal signor Ghiotto in località Ponte di Barbarano”, anche se non è esclusa la sua presenza già negli anni precedenti, probabilmente con qualche altra menzione.
La leggenda narra che a portare nei Colli Berici le barbatelle di un vitigno a bacca rossa, coltivato nella zona del Tokaji (Ungheria), fu un falegname di Barbarano Vicentino di ritorno dal servizio militare prestato per l’imperatrice Maria Teresa d'Austria; tant'è che per molto tempo il vino venne chiamato “Tocai del marangon" (falegname, in dialetto veneto). Tuttavia, più verosimile l'arrivo a Vicenza di barbatelle di Grenache è avvenuto durante la cattività avignonese, attraverso Canonici Vicentini il cui Vescovo aveva in feudo il Territorio di Barbarano. Nel 1973 vide la luce la denominazione di origine controllata Colli Berici che al suo interno prevede, tra i vari vini, anche il Tai Rosso.
Significativo il fatto di voler valorizzare questo vitigno attraverso l'obbligatorietà in disciplinare della presenza nel Rosso Colli Berici Doc, assieme a merlot e ad altri vitigni (il taglio bordolese declinato alla vicentina). Un vitigno g-local, con caratteristiche uniche nei Colli Berici, che fa parte della famiglia della Grenache e presenta numerosi parenti: il cannonau sardo, il gamay perugino, l’alicante maremmano, la guarnaccia in Liguria, il bordò piceno; fuori dallo Stivale, oltre alla grenache francese, anche la garnacha spagnola, diffusa in California ma anche in Sudafrica, Cile e Australia. Denominato anche Barbarano se coltivato nella zona di più antica tradizione del Comune di Barbarano e in quelli limitrofi, nel resto dell'areale vicentino a Doc viene prodotto e commercializzato solo con il nome di Tai Rosso. Se nella zona più orientale (come Castegnero e Mossano) i prodotti sono più alcolici, con maggiore concentrazione di polifenoli e antociani, nel versante occidentale (Lonigo), invece, i vini sono di maggiore pronta beva e presentano un elevato grado di acidità.
I dieci vini in degustazione (in progressione di struttura) sono stati presentati da Claudio Serraiotto che ha valorizzato le qualità di ciascuno in abbinamento con il baccalà mantecato, per l’occasione preparato dal ristorante Alla Busa di Noventa Vicentina (Vi) di Luca Grezzani, consigliere regionale di Ais Veneto e delegato provinciale di Ais Vicenza.
Il primo vino, Rosa dei Berici 2022 dell’azienda agricola Le Pignole è uno spumante rosé extra dry ottenuto da uve tai rosso della zona di Brendola, con metodo Martinotti. È armonico, fresco e fruttato. Un vino estivo.
Il secondo, Tai Rosso 2022 di Dal Maso di Montebello cresce su terreni calcarei che gli donano freschezza. Fermenta solo 4 giorni sulle bucce, matura 3 mesi in acciaio. Colore rubino trasparente, un vino giovane per i giovani.
Gheorgos 2021 di Costalunga di Castegnero, dedicato a Giorgio, quinto figlio della quarta generazione, è un vino di personalità con i sentori tipici del suo vitigno (fresco, fruttato e floreale) che cresce su terreni calcarei.
Il Riveselle 2022 di Piovene Porto Godi di Villaga, che discende dalla famiglia nobile dei Barbarano, è un vino verace ed espressivo. Pur essendo di pronta beva, è dotato di ottima struttura.
Il Tai Rosso 2022 di Pegoraro, ottenuto da vecchie vigne della zona classica di Barbarano, su suoli calcarei e argillosi, è un vino equilibrato, non troppo tannico e robusto, con una piacevole spalla acida.
Il Tai rosso 2022 di Muraro ‘952 è la prima etichetta Doc della cantina che ha la sua sede a Longare, vicino alla torre della Specola. È un vino con marcata nota floreale e una sapidità bianca, evocativamente gessosa, che permane in chiusura di bocca.
Il Leopoldo 2021 “In sordina” della Tenuta Mancassola di Lonigo è un vino strutturato che vede un titolo alcolometrico di 13%. Fresco e sapido, ha tannini morbidi ed eleganti grazie alla fermentazione malolattica e un finale salmastro.
Il Barbarano Riserva 2020 Casa Defrà dell’azienda agricola Cielo e Terra viene prodotto nella zona classica del Barbarano, su terreni misti, calcarei e basaltici. È un vino fresco, sapido, con un’intrigante nota speziata.
Il nono vino è il Corallo Tai rosso Colli Berici 2019 di Cavazza di Selva di Montebello. Il nome rimanda all’origine marina del suolo che dona al vino il particolare colore rosso brillante. Affinamento in botte per sei mesi. Al sorso è avvolgente e rotondo, equilibrato in sapidità e morbidezza.
Il Tai Rosso riserva 2018 dell’azienda Puntozero di Monticello di Lonigo è un vino da terre rosse che conferiscono al vino note empireumatiche. Dopo la vendemmia, parte delle uve viene lasciata appassire per 20 giorni, mentre l’altra metà è sottoposta a pigiatura. Immediato ma ampio, dotato di lunghezza e complessità, chiude con note di cacao e speziate che ricordano il passaggio in barrique.