Rassegna stampa
Dalla redazione
mercoledì 29 marzo 2023

Colli Euganei

Nati dal fuoco plasmati dalla viticoltura

Catia Nassi


Nel tardo pomeriggio di mercoledì 8 marzo 2023, mentre il sole calava tra i dolci pendii dei Colli Euganei, la famiglia Miola ci ha accolto nei prestigiosi saloni di Villa Selvatico, a Battaglia Terme. L’incontro è stato organizzato dal Consorzio Vini Colli Euganei per la presentazione del nuovo libro del prof. Attilio Scienza e di Serena Imazio, dal titolo Colli Euganei nati dal fuoco plasmati dalla viticoltura. Dopo una breve introduzione di Lisa Chilese, il presidente del Consorzio Marco Calaon ha invitato il prof. Scienza ad esporre l’utilità pratica di questo libro.

L’autore ha introdotto la sua opera spiegandone l’obiettivo, che consiste nel rendere i produttori consapevoli dell'importanza dello storytelling, grazie al quale saranno in grado di comunicare una serie di informazioni sotto forma di narrazione, di racconto di una storia che permetterà al consumatore di collegare e stimolare il ricordo di un vino attraverso l’esposizione ascoltata. Nell’incontro con l’ospite, il produttore dovrà partire da un approccio storico, antropologico, climatico, senza tralasciare la geologia dei luoghi e la varietà dei vitigni.                                                                

Lo scopo del libro, secondo lo scrittore, è appunto quello di fornire gli argomenti, in una sorta di vademecum per i viticoltori affinché la loro spiegazione si trasformi in racconto. Infatti, l'identità fondante di un vino è nella sua storia, non in una curiosa etichetta.

Il prof. Scienza ha confermato che la produzione del vino è iniziata circa 8000 anni fa in Georgia e Armenia. Proprio in questi giorni, nella zona del Libano e di Israele si sono rinvenute tracce di viti selvatiche di sole uve “da tavola”. Questo ritrovamento ha pertanto decretato che il riferimento al vino è solo e ancora caucasico. Dal Caucaso è iniziato il processo di diffusione alla viticoltura, percorrendo la parte settentrionale africana, attraversando lo Stretto di Gibilterra, creando così le basi genetiche delle varietà spagnole, le più vicine a quelle georgiane. L’esimio relatore, nel suo libro, ha tratteggiato l’itinerario che le varietà dei nostri vitigni hanno percorso nel tempo, il confine del loro tragitto è delimitato dagli Appennini, la testimonianza di tale fenomeno è il mancato incrocio tra i vitigni al di là e di qua della catena montuosa tirrenica e adriatica.

 

Punto di unione alla base della ricerca del DNA è il mito, abbandonato dalla cultura occidentale ha inevitabilmente fatto perdere il contatto con la storia e con la narrazione. Il mito è sì leggenda, ma è anche storia e si trasforma in leggenda dopo che la storia viene mitizzata attraverso gli eroi, le emozioni e i fenomeni. Gran parte delle varietà italiane hanno pochissimi padri fondatori, proprio la visparola è un vitigno che nessuno  conosce ma che ha messo il suo DNA in molte delle varietà coltivate (è infatti il nonno del Sangiovese) e solo da 7/8 specie sono derivati gli oltre 400 differenti vitigni italiani. Altro vitigno curioso, e altrettanto poco conosciuto, è  lo strinto porcino, una varietà ancora presente nel Vesuvio, padre del Carricante; da annoverarsi, anche, la vulpea, vitigno di origine austriaca che ha dato origine alla serprina e alla glera.

 

La funzione di questo libro è di far conoscere l’armonia, l’equilibrio, la bellezza e le potenzialità offerte dalla nostra terra e delle molte risorse ancora da scoprire e da condividere con coloro che si lasciano trasportare nelle emozioni riconosciute in un calice di vino.

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