Giorgia Visintin
Sabato mattina 12 novembre veniamo calorosamente accolti da Mattia Cottini e Gaia Castellani sulla stupenda terrazza, con vista della vallata sottostante, presso la cantina Monte Zovo durante una giornata caratterizzata da nuvole, foschia e vento freddo.
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Siamo subito guidati lungo una ripida salita fino ad arrivare al loro vigneto più importante, il Calinverno, da cui viene prodotto l’omonimo vino. Si tratta di un appezzamento di 12 ettari a corpo unico, posizionato a girapoggio, di corvina, corvinone, rondinella, cabernet sauvignon e croatina. La brezza costante che confluisce all’interno del vigneto, la presenza del lago di Garda appena dietro le colline e la struttura stessa del terreno morenico, grazie ad un drenaggio regolare dell’acqua e un'umidità tra le vigne costantemente bassa, permettono di avere uva sana senza dover ricorrere a trattamenti invasivi (sono infatti certificati biologici e biodiversity friend) anche con una vendemmia tardiva, lasciando le uve in pianta fino al mese di novembre.
Il leggero appassimento avviene naturalmente, senza il taglio del tralcio. Gli acini perdono circa il 25% del loro volume, ma i grappoli arrivano in cantina con differenti gradi di surmaturazione in quanto le diverse varietà vengono raccolte tutte insieme, visto che il blend viene realizzato direttamente in vigneto. Questo e la presenza di tantissimi minerali, tra cui il magnesio, essendo il vigneto posizionato all’interno dell’anfiteatro morenico di Rivoli, donano al Calinverno quelle sue note caratteristiche e peculiari. Siamo a 350 m di altitudine.
Mattia ci fa volgere verso nord-est dove possiamo ammirare in lontananza altri due appezzamenti di sauvignon, situato a 900 m di altitudine, e di pinot nero, a 800 m di altitudine. Si trovano sul monte Baldo, definito Hortus Europae per la grande biodiversità che lo caratterizza (sono state individuate ben quaranta varietà autoctone di piante), il cui rispetto rientra tra i capisaldi della famiglia Cottini che fa parte anche del Wine Research Team, guidato da Cottarella, che si occupa di studiare protocolli di produzione orientati al rispetto del territorio.
La caldaia a biomassa per i residui di potatura, i pannelli solari, una cantina pensata per sfruttare al massimo la forza di gravità e una sperimentazione sempre maggiore sui vitigni piwi sono tutte iniziative volte a collocare Monte Zovo tra le aziende vitivinicole più sostenibili d’Italia.
Terminata la nostra camminata tra i vigneti veniamo condotti in cantina. Sempre con l’obiettivo di attuare scelte a ridotto impatto, la barricaia si compone di tre stanze in legno e marmo proveniente proprio dalla zona dove sorge l’azienda, avendo scoperto una vena rocciosa durante gli scavi per la sua realizzazione. Nel primo ambiente troviamo le piccole botti di rovere francese che cullano l’Amarone fino a quando sarà pronto per l’imbottigliamento, mentre in quello successivo il Calinverno riposa nei tonneaux affinché le note di affinamento non sovrastino il frutto e l’espressione del territorio. Entriamo infine nell’ultimo locale trovando i tavoli pronti ad accoglierci: Oltremonte 2020, Phasianus 2021, Crocevento 2018 e per finire Calinverno 2017 sono gli ottimi vini in degustazione, prima di un buffet di aperitivo sulla terrazza per trascorrere insieme ancora qualche piacevole momento.