Claudio Serraiotto
L'occasione è stata la serata di degustazione e studio sullo Champagne il 22 aprile presso l' Hotel Vi Est di Vicenza.
Relatore d'eccezione Marco Comunian della Comunian Vini srl, Docente AIS per lezioni Francia. Un relatore che, per esperienza lavorativa e passione, “mangia, beve, respira, studia Champagne h. 24 “. La leggerezza, il brio e la semplicità con cui si è posto alla sala e ha trasmesso significati e concetti, talora anche ardui, dimostrano la sicurezza e l'autorevolezza di chi non ha bisogno di mettersi su un piedistallo e di ricorrere all'autoreferenzialità di immagine. D'altra parte, non per niente, è uno dei Docenti più apprezzati dai Corsisti di Ais Veneto.
Con questa necessaria premessa, passo alla serata.
Prima di tutto un quadro di insieme: la cartina ampelografica della Francia è rappresentabile schematicamente da un orologio esagonale con tredici settori.
Si parte a nord, a ore dodici, dallo Champagne e, in senso antiorario, seguono Borgogna, Loira, Bordeaux e via via fino ad arrivare in Alsazia.
Quattro sono le zone produttive più note della Francia, e in ogni zona ci sono tre, quattro vitigni significativi.
Lo Champagne ha 34.000 ettari vitati, 350.000.000 di bottiglie, (la metà del fenomeno Prosecco), ma con un rapporto economico non paragonabile.
Ha sette zone, mentre i vitigni principali sono tre: chardonnay, pinot nero, pinot meunier, con estensioni in percentuali grosso modo uguali. Il pinot meunier che si stava abbandonando, sta tornando in auge. Nota a margine di colore: in Champagne, il Récoltant, ossia il viticoltore, omette il termine pinot nei dialoghi in cantina, “Monsieur, Noir!, Meunier!», con quello schiocco mono o bisillabico, con cui solo il francese sa rendere la lingua così onomatopeica.
Su questo territorio vinicolo insistono 280.000 parcelle, che sono un numero incommensurabile se rapportato alla superficie vitata, ma coerente con la filosofia del territorio, e più precisamente con il suo terroir, e in particolare l'assemblaggio. Per un riferimento: solo il 5% dei terreni sono di proprietà di produttori, e un kg. di uva costa €. 8,20 circa su gran crù, cifra non paragonabile al valore della maggior parte delle uve italiane.
Il terreno è tufo, argille, e soprattutto gesso, tipologia che come una spugna prende e dà, umidità e calore.
Come valore all' ettaro siamo sui €. 9.000.000 circa (trovandolo).
Essendo la platea formata da colleghi, il relatore, soggetto alla tirannia del tempo, viene esentato dalla descrizione del Metodo Champenoise.
Premesse queste necessarie sintetiche annotazioni, il relatore ci informa che la serata sarebbe stata impostata sul fil rouge dell'assemblaggio di grandi quantità di vino, altro aspetto caratteristico del terroir, e il suo obiettivo odierno è cogliere le differenze di assemblaggio nella degustazione, che inizia in quel momento con il servizio degli 8 vini programmati.
Tutti hanno un perelage fine, elegante, numeroso e persistente, su una vivacità di colore sempre declinato sul giovanile.
Grazie alla delegata Paola Bonomi e alla brigata di servizio per la perfetta gestione delle temperature di servizio, e per il servizio con 2 vini in Jeroboam da 25 kg. cadauno. Sono orgoglio della Delegazione di Vicenza.