Wine Experience
Dalla redazione
venerdì 6 maggio 2022

Viaggio dentro un calice di Champagne

Claudio Serraiotto


L'occasione è stata la serata di degustazione e studio sullo Champagne il 22 aprile presso l' Hotel Vi Est di Vicenza.

Relatore d'eccezione Marco Comunian della Comunian Vini srl, Docente AIS per lezioni Francia. Un relatore che, per esperienza lavorativa e passione, “mangia, beve, respira, studia Champagne h. 24 “. La leggerezza, il brio e la semplicità con cui si è posto alla sala e ha trasmesso significati e concetti, talora anche ardui, dimostrano la sicurezza e l'autorevolezza di chi non ha bisogno di mettersi su un piedistallo e di ricorrere all'autoreferenzialità di immagine. D'altra parte, non per niente, è uno dei Docenti più apprezzati dai Corsisti di Ais Veneto.  

Con questa necessaria premessa, passo alla serata.

Prima di tutto un quadro di insieme: la cartina ampelografica della Francia è rappresentabile schematicamente da un orologio esagonale con tredici settori.

Si parte a nord, a ore dodici, dallo Champagne e, in senso antiorario, seguono Borgogna, Loira, Bordeaux e via via fino ad arrivare in Alsazia.

Quattro sono le zone produttive più note della Francia, e in ogni zona ci sono tre, quattro vitigni significativi.

Lo Champagne ha 34.000 ettari vitati, 350.000.000 di bottiglie, (la metà del fenomeno Prosecco), ma con un rapporto economico non paragonabile.

Ha sette zone, mentre i vitigni principali sono tre: chardonnay, pinot  nero,  pinot meunier, con estensioni in percentuali grosso modo uguali. Il pinot meunier che si stava abbandonando, sta tornando in auge. Nota a margine di colore: in Champagne, il Récoltant, ossia il viticoltore, omette il termine pinot nei dialoghi in cantina, “Monsieur, Noir!, Meunier!», con quello schiocco mono o bisillabico, con cui solo il francese sa rendere la lingua così onomatopeica. 

Su questo territorio vinicolo insistono 280.000 parcelle, che sono un numero incommensurabile se rapportato alla superficie vitata, ma coerente con la filosofia del territorio, e più precisamente con il suo terroir, e in particolare l'assemblaggio. Per un riferimento: solo il 5% dei terreni sono di proprietà di produttori, e un kg. di uva costa €. 8,20 circa su gran crù, cifra non paragonabile al valore della maggior parte delle uve italiane.

Il terreno è tufo, argille, e soprattutto gesso, tipologia che come una spugna prende e dà, umidità e calore.

Come valore all' ettaro siamo sui €. 9.000.000 circa (trovandolo).

Essendo la platea formata da colleghi, il relatore, soggetto alla tirannia del tempo, viene esentato dalla descrizione del Metodo Champenoise.

​​​​​​Premesse queste necessarie sintetiche annotazioni, il relatore ci informa che la serata sarebbe stata impostata sul fil rouge dell'assemblaggio di grandi quantità di vino, altro aspetto caratteristico del terroir, e il suo obiettivo odierno è cogliere le differenze di assemblaggio nella degustazione, che inizia in quel momento con il servizio degli 8 vini programmati. 

Tutti hanno un perelage fine, elegante, numeroso e persistente, su una vivacità di colore sempre declinato sul giovanile.

  1. Bruno Roulot tradition brut pur meunier: Meunier 95% Chardonnay 5%, luminoso, all'olfatto emergono la mandorla e il tamarindo. Al gusto non spicca l'acidità, comunque presente, ma la rotondità, la pienezza e l'esplosività di bocca. Chiude sulla salinità e vegetale, una lama verde.
  2. Lebrun, or du temps: chardonnay 100%. Altrettanto luminoso. Qui emergono intriganti note di rosa, frutti secchi, frutta esotica, gelsomino, su fondo burroso e vanigliato. Elegantissimo. Al gusto è equilibrato, panettone con crema pasticcera al limone, radice di liquirizia. Un vino solare, dorato, meno palestrato degli altri nella prima batteria di 4 vini. Emozionante e da ricordare.
  3.  Laurent Perrier, rosé: pinot nero 100%. All'olfatto esprime note di piccoli frutti e roselline, mentre al gusto si sente sin dall'entrata la mineralità. Emerge poi una leggera sensazione di tannino, forse un po' verde e polveroso. Infatti la Maison pressa senza diraspatura. La prerogativa positiva, il pregio del vino è essere giocato sulla beva, per la tensione tannica - fresca in bocca, il sale entra, il tannino asciuga, l'acidità ricrea la salivazione e invita fisiologicamente alla beva, la bocca così non è mai stanca. E' un vino progettato e iconico, rivolto esclusivamente al gusto del consumatore.
  4. Bollinger special cuvée, brut: chardonnay 25%, pinot nero 60%, meunier 15%, ben fatto, anche questo giocato sulla bevibilità, molto preciso. 
  5. Bruno Paillard millesime: assemblage 2012, chardonnay 40%, Pinot nero 60%, Ha note di agrume, mirtillo rosso e acidità, che spinge, un vino da entrata, che bevi senza soluzione di continuità, in qualsiasi momento. Simpatico e apprezzabile.
  6. Billecart salmon brut réserve (Jeroboam), Epernay: il più salino di tutti, ottimo prodotto. Al primo impatto olfattivo sembra di entrare in una profumeria. Salgono, veicolati dalle bollicine, percezioni di agrume, minerale, lievito, fiori gialli appassiti, nocciole e frutta secca, tabacco dolce. E' perfettamente equilibrato e lascia una scia salina inconfondibile.
  7. Pol Roger (Jeroboam): chardonnay 100%. E' fragrante e burroso, fruttato e floreale, con cenni di crosta di pane e mineralità. Equilibrato ed elegante. Lascia, dopo la deglutizione, una caratteristica “sbrancà de sale in bocca” in un agile gioco-salino-acidulo. Fantastico, al secondo sorso entra invece il fruttato e rende appagante la beva.
  8. Piper Heidsieck, Rare 2008 Rare Champagne: chardonnay 70%, pinot nero 30%, di un strabiliante colore giovanile. E' la cuvée prestige di Piper Heidsieck, maison storica e prestigiosa fondata nel 1785.  La storia di Rare  inizia nel 1885, cuvée che finora è stata imbottigliata solo 11 volte. Ampio, su ricordi di agrume, lievito, frutta tropicale, anice stellato, vaniglia, tostato, frutta secca, mallo di noce, minerale e iodato. Irrinunciabile ed indimenticabile.

Grazie alla delegata Paola Bonomi e alla brigata di servizio per la perfetta gestione delle temperature di servizio, e per il servizio con 2 vini in Jeroboam da 25 kg. cadauno. Sono orgoglio della Delegazione di Vicenza.

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