Massimo Soccol
Tenendo in mano un calice di vino e cullandone dolcemente il contenuto la nostra mente vola. Il più delle volte siamo portati a immaginare vigneti nel loro momento più rigoglioso: incorniciati da un bel cielo azzurro vediamo grappoli abbondanti, dal fogliame contenuto di un verde brillante.
Ma non è sempre così. In condizioni più disagiate, magari estreme, l’uomo e la vigna hanno saputo adattarsi creando insieme prodotti meravigliosi. Anche quando il gelo avanza e il clima muta drasticamente.
Già nel passato, ai tempi degli antichi romani, Plinio il Vecchio citava nei suoi scritti alcune tarde vendemmie fatte col ghiaccio sui grappoli. Descriveva cieli cupi e grigi, nebbia e cristalli sugli acini, ma senza espliciti riferimenti al vino che veniva prodotto. Solamente secoli dopo, nella zona del Rheingau in Franconia, verso la fine del 1700, nascevano in modo “ufficiale” i primi Eiswein o IceWine. In quelle terre fredde maturavano grappoli rivestiti di ghiaccio, con acini dal succo dolcissimo, che spremuti con le dovute attenzioni sapevano regalare emozioni a chi li sapeva cercare e degustare.
Ed è qui che ci porta il nostro cammino. In un posto lontano dalla nostra comune esperienza, dove il freddo la fa da padrone per gran parte dell’anno. Dall’altra parte dell’oceano, dove la natura gelida ha incontrato la passione dei viticoltori, che sono giunti fin lì dalla vecchia Europa. Stiamo parlando del Canada, del nostro viaggio da Montreal a Toronto alla scoperta degli Ice Wine.
Due città cosmopolite molto diverse tra di loro: la prima più europea, quasi francese, la seconda più vicina alla sensibilità americana, ma entrambe circondate da colline su cui sempre più viticoltori stanno spingendo la loro produzione verso i vini dei ghiacci.
Meravigliose tenute come la Peller Estates Winery offrono nel loro Ice Cuvée calici colmi di nettare color ambra, Konzelmann con la sua vista sul lago di Niagara regala emozioni uniche, tra suggestivi paesaggi e piccoli assaggi del suo prezioso prodotto.
Chateau des Charmes, sempre in zona Niagara, organizza anche dei tour spiegando i vari passaggi storici ed essenziali che hanno portato all’attuale realizzo del prodotto: l'uso dei generatori a corrente per illuminare le vigne alle prime luci dell’alba, la raccolta delle uve ancora congelate (ad una temperatura non superiore ai -7°C), la successiva invenzione delle presse pneumatiche, il controllo remoto della temperatura per evitare scongelamenti inaspettati, ed infine la protezione costante dagli uccelli con teli o reti di plastica durante la maturazione sulla pianta.
Luoghi splendidi per apprendere i segreti di un prodotto non molto noto o ben compreso a noi italiani.
Mentre ci si allontana dalle colline per tornare nella città, la metropoli si apre con una moltitudine di locali notturni dove degustare ottimi calici di vino. A Montreal, nel cuore del quartiere Little Italy, è possibile assaggiare il pollo fritto dell’enoteca Vin Mon Lapin, accompagnato da un calice dei migliori vini del mondo, ma concludendo con un assaggio del rosato IceWine Rancourt. Da Larrys è cosa comune scorgere una coppia intenta a gustare un sostanzioso brunch sorseggiando un Jackson Triggs da un piccolo bicchiere in cristallo finemente intagliato.
Il Canada, un paese lontano ma vicino a noi per la passione con cui riesce a creare queste piccole perle. Viticoltori orgogliosi che lavorano duro, in un ambiente che non concede nulla se non a caro prezzo.
Un brindisi ghiacciato alla loro e alla nostra salute!