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Dalla redazione
mercoledì 29 dicembre 2021

Il Fiano di Antoine Gaita

Pino Daniele e il soul ritrovato

Alessandro Capasso


Antoine Gaita nasce, da padre operaio minatore, nel 1955 in Belgio.

Figlio di emigrati italiani scopre presto il vino come alimento: concorre al raggiungimento, a basso costo, delle calorie necessarie al duro lavoro del padre. È degli anni dell’università la scoperta dei grandi vini francesi, con qualche sacrificio: per l’acquisto di una bottiglia di Chambertin spende quello che gli occorre per vivere una settimana. L’idea di produrre grandi vini prenderà forma durante le vacanze estive a Montefredane, in Irpinia, paese di origine dei genitori. Antoine si convince che da quelle colline possono nascere i “suoi” grandi vini.  

Finita l’università, con una laurea in Chimica, si trasferisce a Montefredane, sposa Diamante Renna (anche lei figlia di emigranti ma negli Stati Uniti) conosciuta durante le vacanze a Montefredane, inizia a comprare terreni e a produrre vino.

I primi impianti sono di pinot nero, aglianico e fiano poi, con il tempo lascerà solo il fiano.

È il primo in Irpinia a ritardare la vendemmia del fiano, all’ultima settimana di ottobre, cercando la sovramaturazione delle uve e ispirandosi allo champagne, ad affinare per mesi sulle fecce fini. Il vino, e anche questo è elemento di novità, esce almeno un anno dopo la vendemmia. È Fiano ricco e opulento decisamente diverso da quello sottile e delicato prodotto dall’azienda Mastroberdino all’epoca, in sostanza, unica espressione del Fiano di Avellino. Oggi la quasi totalità dei Fiano di Avellino in commercio è vinificata con affinamenti più o meno lunghi sulle fecce fini.

Nel 1996 fonda l’azienda “Villa Diamante” con la quale inizia a produrre nel 1997, da un vigneto su un terreno (che apparteneva alla Chiesa) in Contrada Toppole a Montefredane di circa 2 ettari a oltre 400 metri di altitudine, il Fiano di Avellino Vigna della Congregazione.

La compilation delle annate di Antoine comprende 17 esecuzioni dalla 1997 alla 2013; le successive saranno prodotte da Diamante con l’enologo Vincenzo Mercurio.

17 annate tutte diverse, in dipendenza dell’interpretazione di Antoine dell’annata, tutte buone, tutte con un loro perché, alcune ai vertici dell’italica produzione.

Tanto lavoro in vigna, con istinto e sapienza, conduzione biologica e grande attenzione alla determinazione di quando vendemmiare. Vinificazione solo in acciaio, lunghi affinamenti sui lieviti, minimo impiego della solforosa. Nelle annate 1999 e 2000 viene prodotta anche una versione con fermentazione e affinamento sui lieviti in barrique.

Non mancava l’estro a Antoine. Da due delle barrique della 2000 produce un vino in stile Jura: la Cuvée Enrico. Per la 2012 non usa lieviti selezionati (fa partire la fermentazione con un pied de cuve) il vino sarà bocciato dalla Commissione per il rilascio della DOCG e promosso con punteggi elevati da tutte le guide di settore.

Il Vigna della Congregazione, oggi prodotto in 6.600 bottiglie, è uno dei bianchi italiani più longevi ed è necessario, per consentire alle cospicue componenti del vino di trovare coesione, attenderlo almeno 3 - 4 anni.

Dal 2013 da un vigneto, sempre a Montefredane, di oltre 500 metri di altitudine con terreno più sciolto e componenti di origine vulcanica, inizia la produzione del Clos d’Haut. La differenza di espressione rispetto al Vigna della Congregazione è inversamente proporzionale alla breve distanza tra i vigneti.

Per il Taurasi aveva il progetto irrealizzato di produrlo con un blend di tre diversi areali: Paternopoli per l’apporto di acidità e profumi, Montemarano per la grassezza, Castelfranci per le note minerali, in proporzioni variabili, in dipendenza dell’andamento climatico dell’annata, allo scopo di ottenere con costanza equilibrio e armonia.

 

Pino Daniele nasce, da padre operaio portuale, nel 1955 a Napoli.

A Napoli un pezzo di America glielo porta la base NATO di Bagnoli: con i militari statunitensi arrivano i dischi blues, jazz, rock e le jam session nei locali del porto.

Grande chitarrista, con un proprio stile, cantautore e musicista ha innovato profondamente la musica italiana.

Nel corso di una lunga carriera ha realizzato 23 album in studio; il primo Terra mia è del 1977 l’ultimo La grande madre è del 2012. L’album Nero a metà del 1980, mirabile fusione di sonorità jazz, soul, funk e blues, è una pietra miliare della musica italiana con testi ancora attuali:

“Ed ho visto morire bambini

Nati sotto un accento sbagliato”

Memorabili i concerti dal vivo, dove era sempre accompagnato da band di grande valore. Il concerto del 1981, di Piazza del Plebiscito a Napoli con 200.000 spettatori, è nella storia della musica live italiana.

Ha scritto colonne sonore per i film dell’amico Massimo Troisi. "Quando" dal film Pensavo fosse amore... invece era un calesse:

“Tu dimmi quando, quando

Dove sono i tuoi occhi e la tua bocca

Forse in Africa che importa”

L’ultimo album La grande madre, auto prodotto con una etichetta indipendente, insieme a brani pop-blues e una cover di Eric Clapton, contiene Melodramma magnetica fusione di sonorità blues e liriche:

“La passione è fuoco e cenere

Ed i colori che dipingono le tele

Mettono a nudo la semplicità

E siamo solo attimi da vivere così”

L’album, dopo un lungo periodo di pop easy listening, palesa una ritrovata vena innovativa.

 

Il Vigna della Congregazione è un vino artigianale e, come già detto, con espressioni diverse in dipendenza dell’interpretazione di Antoine dell’annata.

Espressioni diverse, ma con elementi comuni e riconoscibili, che ho avuto modo di rilevare durante una recente verticale.  

Il colore nel bicchiere - quale che sia giallo paglierino o dorato - vivace e luminoso.     

Sentori nitidi e ben distinguibili - di cedro, noce, menta, nella 2017, note vegetali, fiori e frutta gialla nella 2016, note sulfuree, agrumate e di erbe aromatiche nella 2015, crosta di pane e cera d’api nella 2011, note vegetali, frutta gialla e esotica nella 2010, fungo, crema pasticcera, nocciola nella 2009 -   

Palato intenso, di buona struttura, persistente, coerente con le note olfattive - in alcune annate come la 2009 e la 2011 prevale la cremosità, in altre come la 2010 e 2017 la componente sapida e salmastra -  

Sono vini emozionanti che suggerisco di abbinare per concordanza, per la struggenza, con "Terra Mia" di Pino Daniele.

 

Per comporre una raccolta essenziale degli album di Pino Daniele suggerisco i primi: Terra mia (EMI 1977), Pino Daniele (EMI 1979), Nero a metà (EMI 1980), Vai mo' (EMI 1981), Bella 'mbriana (EMI 1982), Sciò live (EMI 1984) che raccoglie brani di concerti dal vivo tenuti tra il 1982 e il 1984 e la deliziosa colonna sonora di Le vie del Signore sono finite (EMI 1988).    

 

I due artisti sono venuti a mancare, nel pieno delle loro capacità creative, nel gennaio del 2015. 

Avessero avuto ancora da vivere avrebbero scritto nuove pagine della musica italiana, Pino e un nuovo paradigma del Taurasi, Antoine.

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