Veronica Barnaba
Termini come “morbidezza, freschezza, equilibrio” appartengono al linguaggio comune di sommelier ed enologi, i quali li utilizzano comunemente nella presentazione dei vini durante eventi di degustazione o nella loro descrizione internamente alle Guide enologiche. Allo stesso modo, ne fa largo uso anche chi si occupa della messa in commercio del prodotto (certamente il produttore, ma anche l’enoteca e i vari wine shop).
Eppure, siamo davvero certi che espressioni come queste, impiegate per descrivere le caratteristiche sensoriali di un vino, vengano adeguatamente comprese dai consumatori, soprattutto da quelli meno esperti? Un’ulteriore questione è poi particolarmente rilevante per chi il vino lo produce, oltre che per coloro che lo propongono: come essere sicuri che il vino presentato incontri i gusti del possibile acquirente?
Attorno a queste due questioni principali si snoda il Progetto di Ricerca “Dalla personalità alla scelta del vino. Un approccio scientifico alla profilazione del cliente” finanziato dalla Regione Veneto e promosso dall’Università degli Studi di Verona in partnership con l’Università degli Studi di Macerata, il Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella e l’azienda agricola “F.lli Recchia”.
La regione Veneto, prima in Italia in termini di produzione e terza per superficie vitata (fonte portale della Regione Veneto, www.veneto.eu; bottega digitale delle eccellenze vinicole Origini.it) ha immediatamente recepito l’esigenza di accompagnare gli esperti di settore offrendo loro nuovi canali per dialogare con il mercato e a tale scopo ha sostenuto finanziariamente un progetto di lavoro scientifico ideato da un gruppo di ricercatori universitari che si declina in tre passaggi.
Il primo di tali passaggi consiste nell’individuare sperimentalmente un legame tra la personalità dei consumatori, le loro caratteristiche socio anagrafiche e la preferenza per alcune tipologie di vini: in virtù di questo sarà possibile fare previsioni circa il loro comportamento di acquisto. La ricerca scientifica, infatti, dimostra come la personalità costituisca un elemento stabile, nel tempo, dell’essere umano, capace di influenzarne inclinazioni, preferenze e passioni (e quindi anche la propensione per un determinato prodotto).
Il secondo passaggio prevede l’elaborazione, a partire dai dati raccolti, di un algoritmo in grado di suggerire al consumatore quale tipologia di vino potrebbe verosimilmente gradire in base alle proprie caratteristiche personali.
Il terzo passaggio, in conclusione, considera di fornire alle aziende vitivinicole uno strumento che consenta loro di valorizzare i propri prodotti attraverso nuovi e/o più adeguati contesti di pubblicizzazione, vendita e consumo, tenendo conto delle caratteristiche socio-anagrafiche e di personalità dei potenziali acquirenti.
In conclusione, vini diversi per soggetti diversi, ma anche vini differenti per lo stesso soggetto in occasioni differenti della propria giornata. In ogni caso si tratta di attuare, per bere bene e per bere sempre meglio, una sapiente opera di “shakeramento” di cuore e cervello, di ragione e passione: se da un lato è certamente vero, come ha ricordato la scrittrice Mary Renaul, che «il vino è la parte intellettuale del pranzo», è anche vero che, soprattutto quando si beve, il pensiero va sempre abbinato al piacere.
In questo delicato e intrigante percorso lungo i sentieri del dono di Bacco, è prioritario che gli attori coinvolti (chi propone il vino e chi lo acquista) “sintonizzino” il loro linguaggio. Per questo motivo, negli scorsi anni, lo stesso gruppo di ricerca ha condotto diversi studi che hanno consentito di individuare i descrittori più utilizzati per raccontare le proprietà sensoriali di un panel di vini veneti e di determinare come e quanto questi termini vengano compresi dai non esperti.