Antonella Pianca
Il patrimonio ampelografico italiano presenta una moltitudine di vitigni autoctoni con differenti caratteristiche e peculiarità. Stiamo assistendo, con sempre maggior frequenza, alla riscoperta e alla valorizzazione di vitigni autoctoni grazie al lavoro di Istituti, Enti Regionali e aziende vinicole, che stanno operando per la loro riscoperta, recupero e valorizzazione: un lavoro che vuole far conoscere le potenzialità dei singoli vitigni anche vinificati in purezza. Una riconquista della ricchezza ampelografica e della diversità dei territori viticoli italiani.
Ogni vitigno autoctono ha la propria storia ed è interessante scoprire anche le varietà considerate “minori”, conosciute solo localmente; cultivar che con l’avvio dell’industrializzazione dell’agricoltura sono state abbandonate a favore di varietà internazionali o di cloni ritenuti più produttivi. Tra queste una vecchia varietà a bacca bianca del Veneto è la boschera.
La boschera - conosciuta nella zona di Monfumo anche con il sinonimo di uva del prete - è presente da secoli nella zona settentrionale della provincia di Treviso - come risulta anche dall’Ampelografia Generale della provincia di Treviso del 1870 - ed in particolare nelle colline del comprensorio di Vittorio Veneto.
Un’ipotesi sull’attribuzione del nome sembra legata alla zona di coltivazione: storicamente il vitigno si coltivava nelle vigne poste più in alto, a ridosso dei boschi, per questo motivo avrebbe preso il nome “Boschera”.
Non si conosce esattamente quando sia giunta nel nostro territorio. Un riscontro storico è desumibile dalla monografia “La vite ed il vino nella provincia di Treviso” di Angelo Vianello e Antonio Carpenè, uscita nell’anno 1874, dove possiamo scoprire dati sui luoghi e sulla produzione dei vitigni esistenti nella Marca Trevigiana alla fine del XIX secolo.
Nel testo citato si afferma che, in tutta la provincia, la boschera viene coltivata in due comuni del distretto di Vittorio, ed il vino prodotto è stimato in 3.867 ettolitri, mentre è interessante osservare – ad esempio – che la produzione di prosecco, sempre a livello provinciale, coltivato nei distretti di Conegliano, Valdobbiadene ed Asolo, è di 3.709 ettolitri e quella di verdiso – in 50 comuni del Trevigiano - è di 23.445 ettolitri.
Negli anni ‘30 del Novecento i proff. Giovanni Dalmasso e Giuseppe Dell’Olio lo indicano come uno dei vitigni più diffusi nella provincia di Treviso.
Il vitigno, che predilige i terreni collinari ed ha germogliazione e maturazione tardiva, produce un’uva con una buccia molto spessa e consistente, di colore verde giallastro, con macchioline marroni. È poco sensibile alle principali ampelopatie e molto resistente alla botrite, caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto all’appassimento.
Il vino, di colore giallo paglierino scarico, ha profumi fruttati, leggermente aromatici. In bocca rivela freschezza e buon corpo.
Nella pubblicazione “Vecchi Vitigni del Veneto – Bacca bianca e bacca nera” realizzata dall’Azienda Regionale Veneto Agricoltura di Legnaro (PD), oltre ai cenni storici ed alla descrizione ampelografica, sono state pubblicate le caratteristiche enologiche del vino ottenuto dalla vinificazione in bianco delle uve - vendemmia 2004 - provenienti dalle colline di Osigo di Fregona confrontandole con quelle della stessa uva vinificata con macerazione delle vinacce alla temperatura di 16 °C per 24 ore. L’esame di questi primi risultati faceva pensare ad “un’uva adatta alla produzione di vini tranquilli, leggermente aromatici, con buona armonia strutturale”.
Storicamente le usanze viticole della zona ne prevedevano l’utilizzo in assemblaggio con verdiso e glera, per la produzione del Torchiato di Fregona, un vino passito dal forte carattere identitario, prodotto come da disciplinare con le uve coltivate nei comuni di Fregona, Sarmede e Cappella Maggiore.
Nell’evento-degustazione di giovedi 9 settembre 2021 “La Boschera - I vitigni minori salgono in cattedra: studio, interpretazione e vecchie annate”, organizzato dalla delegazione AIS di Treviso, i soci saranno guidati nella degustazione di diverse interpretazioni del vitigno. Verranno presentate micro vinificazioni di spumante metodo classico da uve boschera dello Studio Michelet - che illustrerà i risultati di una sperimentazione più che decennale. Una serata da non perdere, dedicata alle diverse sfumature della boschera, completata dall’assaggio di alcune tipologie di vinificazione presentate da tre produttori locali (Cantina Produttori di Fregona – Azienda Agricola Alessandro Winkler – Azienda Agricola Malibran) che hanno creduto nella potenzialità di questo vitigno poco conosciuto.
Buona degustazione!