Davide Cocco
Si chiamano TURBIANA CTL1, TURBIANA CTL3, TURBIANA CTL5 i tre nuovi cloni di turbiana ufficialmente inseriti nel registro nazionale delle varietà di vite. CTL sta per Consorzio Tutela Lugana, l'ente che ha coordinato questo lungo lavoro di ricerca iniziato nel 2010, in collaborazione con lo Studio Agronomico Sata e con i Vivai Cantone, Vitis Rauscedo e Vivai Zenato Valerio. La meticolosa analisi nei vigneti storici ha permesso di individuare singole piante con caratteristiche peculiari per qualità, sanità, maturazione e intensità gustativa delle uve. Queste “piante madri” sono state analizzate per la presenza di virosi e, solo da quelle risultate sane, sono state prodotte le barbatelle, tenute separate per ogni pianta madre.
Nel 2012 è stato impiantato un campo di confronto clonale e dal 2014 al 2020 sono state realizzate centinaia di microvinificazioni per confrontare le caratteristiche agronomiche ed enologiche dei vari candidati cloni. Al termine del percorso, solo ai tre migliori è stata riservata la possibilità di essere ufficialmente registrati.
“Riteniamo che questo sia un ulteriore e importante passo nella definizione identitaria del vitigno turbiana - dichiara il Direttore del Consorzio, Andrea Bottarel - e nell’avanzamento della ricerca viticola, il cui obiettivo sarà far confluire nei nuovi cloni i caratteri identitari del vitigno e quelle caratteristiche fisiologiche che permettano alla viticoltura di adeguarsi al cambiamento climatico e di essere sempre più sostenibile".
La famiglia dei trebbiano ha origini molto antiche: questa storia, assieme alla vasta e diversificata area di coltivazione, spiega l’esistenza di tanti sinonimi e varianti locali, fonte di ricchezza ma anche, in alcuni casi, di confusione. Ricerche sul DNA hanno dimostrato che, per quanto trebbiano di Lugana (localmente detto “turbiana”) e verdicchio siano stretti parenti, si tratta di due vitigni geneticamente distinti. Il Trebbiano di Lugana ha un’attitudine più tardiva e leggermente meno produttiva, oltre a essersi adattato, nel tempo e con successive selezioni fatte dai viticoltori locali, alle caratteristiche pedoclimatiche del lago di Garda, significativamente diverse da quelle degli altri areali.